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Amministrative Carmiano-Magliano: “Discutiamo di problemi e futuro senza totonomi”

Amministrative Carmiano-Magliano: “Discutiamo di problemi e futuro senza totonomi”

Amministrative Carmiano-Magliano: vogliamo iniziare a parlarne? Se sì allora bisogna armarsi di pazienza perché non sono stato capace di essere più sintetico di così. In verità avevo pensato di scriverlo a puntate, ma poi ho pensato che chi non intendere leggere non leggerà sia se il testo è breve sia se è piuttosto lungo.

Iniziamo. Nelle rare occasioni in cui mi sono trovato a discutere delle prossime votazioni amministrative di Carmiano-Magliano i dialoghi mi sono apparsi piuttosto sfumati, spesso privi di concretezza e quasi sempre basati solo su "nomi". Ogni considerazione appariva proiettata nel futuro senza alcun riferimento al passato. Capita a volte, senza volerlo, che una sorta di “pudore mediatico” limiti il classico “ragionamento”. Beh? Allora sragionamo”? Preciso da subito che prima ancora di inoltrarci nei vari sragionamenti occorre richiamare l’attenzione sui cambiamenti che negli ultimi decenni hanno contribuito a cambiare il volto delle Amministrazioni pubbliche. Ricordo che all'epoca in cui ero consigliere comunale, e precisamente nella prima metà degli anni '90, furono attuate grandi riforme nel campo delle pubbliche amministrazioni, in primis l’elezione diretta del Sindaco. Furono inoltre attribuite specifiche funzioni al Sindaco ed al Consiglio comunale e nello stesso tempo fu declassato il ruolo degli Assessori (nominati direttamente dal Sindaco in qualità di fiduciari tanto da poter essere destituiti in qualunque momento). Ciò avveniva nel contesto di una riforma elettorale maggioritaria in cui i partiti, nel tentativo di mantenersi ancorati al potere, facevano un passo indietro accontentandosi di sponsorizzare un cosiddetto candidato di "area" nel mentre prendeva sempre più piede l'aggregazione attorno a liste civiche eterogenee ove la figura del candidato sindaco esercitava un ruolo, non esclusivo, ma comunque assolutamente preminente. Tuttavia appariva già da subito evidente il rischio che i Sindaci, una volta eletti, avendo speso direttamente la propria faccia nei confronti dell'elettorato (e, “sragionando” in modo ancora più superficiale, forse anche tanti quattrini), avrebbero potuto attribuirsi il merito della vittoria minimizzando il contributo dei co-protagonisti della lista vincente che talvolta, paradossalmente, erano riusciti a strappare il consenso personale, malgrado proprio lo stesso candidato sindaco di quella Lista. Per di più non era difficile immaginare che una volta eletto, il Sindaco non sarebbe più stato dietro a legami di vecchio stampo che con estenuanti riunioni ed incalzanti richieste di verifica di fatto avrebbero potuto rallentare l'azione amministrativa. L’Elezione diretta del Sindaco, a mio modesto avviso, mise fuori gioco definitivamente, almeno localmente, i Partiti ormai agonizzanti dopo la stagione di “mani pulite”. Ciò aprì la strada a facili ribaltamenti della leadership locale di un determinato comune con gli innegabili vantaggi di facilitare l’alternanza nella gestione politico-amministrativa di quel paese. Accanto a tutto ciò vi è anche da considerare che molti finanziatori dei vecchi partiti (che spesso davano soldi a vari partiti per assicurarsi la presenza di più amici nei vari enti governativi) che fino a quel momento avevano operato dietro le quinte decisero di mettersi in proprio. Si legittimava quindi una nuova classe di promettenti “politici manager” che si espandeva dai livelli superiori a quelli più periferici. Tutto appariva come l’inizio di una nuova stagione all’insegna dell’efficientismo nella gestione della cosa pubblica. Tuttavia, probabilmente per evitare un eccesso di potere degli organi politici, il legislatore aveva immaginato dei contrappesi. È necessario rammentare, infatti, come le riforme di quegli anni introdussero anche il principio di separazione dei poteri di indirizzo e di controllo politico-amministrativo, di competenza degli organi di governo degli Enti locali, dai poteri di gestione amministrativa, finanziaria e contabile, di competenza dei Tecnici dirigenti. Quindi, a mio modestissimo parere, è come se il legislatore avesse deciso di spostare l’equilibrio decisionale in merito alle scelte politico-amministrative di una comunità dal confronto democratico tra maggioranza e minoranza, spesso “parolaio” e poco concludente, al confronto più concreto tra potere politico-manageriale del Sindaco e potere amministrativo-gestionale dei Dirigenti nel tentativo non solo di rendere più snella l’azione amministrativa, ma anche più trasparente. Ma col passare degli anni appariva sempre più evidente che nel nuovo assetto determinatosi all'interno dei rapporti di forza degli organi politici (Sindaco, Giunta e Consiglio) c'era qualcosa che non andava. Troppi poteri (e conseguenti responsabilità) al Sindaco, pochi ai suoi fiduciari (Assessori), molti teoricamente al Consiglio Comunale che di fatto contava invece poco o nulla, eccezion fatta per la possibilità di sfiduciare il sindaco sciogliendo in questo modo il consiglio stesso.

Nessuna legge elettorale può essere perfetta. Per renderla se non perfetta, almeno migliore, credo sia necessario non solo uno spirito collaborativo da parte della maggioranza, ma comunque anche della minoranza, nei confronti chi esercita il massimo potere politico, cioè del sindaco, ma soprattutto uno spirito critico supportato dalla conoscenza dei problemi e dal continuo impegno ad approfondirli e a seguirne l’iter fino alla loro soluzione ottimale. Come si può notare si tratta di considerazioni del tutto generiche sulle attuali leggi in vigore attinenti al "management" ed alla "governance" di un Ente.

A mio modesto avviso, dopo lo scioglimento del Consiglio Comunale non è stato mai avviato, colpa anche del sopraggiungere della pandemia ancora in corso, un sincero dibattito sul futuro di Carmiano-Magliano e sul ruolo dei singoli cittadini e soprattutto delle varie associazioni culturali operanti sul territorio. Tuttavia è possibile che mi sia perso qualcosa e che il dibattito sia in corso da tempo e magari anche in fase avanzata. In tal caso chiedo scusa. Se però non sono molto distante dalla realtà e tutto tace, vi è tempo forse per affrontare alcune questioni, fermo restando il rispetto per i provvedimenti messi in atto dai poteri dello Stato in via cautelare e senza nascondere il forte stupore frammisto ad altrettanta preoccupazione per quanto accaduto. Ciò deve essere di sprone a fare un'analisi che possa aiutarci a capire qualcosa del presente e proiettarci con un minimo di ottimismo nel futuro.

E a questo punto si può iniziare a “sragionare” su QUANDO, DOVE e COME discutere delle prossime elezioni amministrative a Carmiano-Magliano.

Punto1) QUANDO. Se per alcuni è troppo presto discuterne anche per evitare che si formi una lista di TOTOSINDACI "bruciandone” alcuni, magari persone valide, il sragionamento invece ci fa capire che se non si inizia ad aprire una discussione sui problemi senza necessariamente discutere dei nomi si corre il rischio di trovarsi poi di fronte a giochi già fatti.

Punto2) DOVE. Oggi come oggi non si possono organizzare incontri-dibattito per il rischio di contagio, ma il #sragionamento# ci suggerisce una qualche forma di discussione anche a distanza, magari utilizzando strumenti di comunicazione e divulgazione locali già operanti on line. Certo bisogna fare attenzione perché “scripta manent”. Ciò tuttavia non può diventare un alibi per non dire quello che si pensa, piuttosto deve essere un monito per usare un linguaggio franco, ma nello stesso tempo corretto ed improntato al massimo rispetto delle opinioni altrui.

Punto3) COME. Si può evitare di affrontare il problema dello scioglimento del consiglio comunale, ma un sano sragionamento invece suggerisce di non considerare questo accadimento alla stregua di un Tabù e di parlarne con la saggezza e la delicatezza che il caso richiede, senza pregiudizio alcuno.

Da qui a un anno il futuro di Carmiano-Magliano è nelle mani di tutti i cittadini, nessuno escluso.

Tonino Lauretti

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