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Domenica, 26 Marzo 2023
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Bisogna conoscere il passato per preparare il futuro. Il passato di Carmiano è stato oggetto di diverse ricerche storiche. Si è cercato di dare un volto, un’identità ad una comunità che ha attraversato cinque-sei secoli di storia conservando pochissime tracce del suo passato. Carmiano è uno dei pochi paesi del Salento che ha distrutto quasi interamente il suo centro storico, a partire dalla sua chiesa parrocchiale cinquecentesca e dei suoi quattro rioni intitolati alle famiglie più antiche. Sono sopravvissuti solo la chiesa dell’Immacolata e il palazzo semi diruto dei padri Celestini di Santa Croce di Lecce, signori per quattro secoli del feudo e in buona sostanza fondatori dell’odierno paese. A considerare questa sistematica demolizione, iniziata in pieno Ottocento e completata un secolo dopo, Carmiano sembra aver perso la sua originaria identità, divenendo agli occhi degli stessi suoi abitanti un paese “senza storia”, senza cioè un passato visibile a cui aggrapparsi per costruire il suo futuro. Chi visita oggi Carmiano cerca una piazza (l’antica agorà) senza mai trovarla, un reperto archeologico significativo senza conoscere dove è custodito, una remota presenza umana (attestata dallo stesso nome del paese) ma non ancora suffragata da una documentazione certa e inoppugnabile. Il paese è finito in un vicolo cieco, la cui oscurità permane non solo a livello di indagine storica ma anche sul piano prospettico nel senso cioè che è difficile per un attento osservatore immaginare quale sarà il suo futuro.

Su questo giornale ho già scritto un pezzo intitolandolo provocatoriamente “Carmiano sopravviverà al 2050” cercando di argomentare il disordinato sviluppo urbanistico che non promette nulla di buono per il futuro. Il paese è cresciuto senza un piano regolatore, con logiche pervasive di abusivismo che seppure sanato per via normativa non lo ha affatto affrancato da un destino irrimediabilmente compromesso. Oggi Carmiano appare un confuso agglomerato di case, costruzioni messe le une accanto all’altre senza una chiara e razionale finalità, ma con il solo obiettivo di cementificare i residuali spazi disponibili. Agli occhi di un forestiero il paese sembra soffocare dentro un confine urbano troppo stretto per assicurare un’agibilità ed una vivibilità adeguata alla popolazione residente. Difficile venirne a capo in tempi brevi. Ci vorrebbe un ambizioso e coraggioso piano di risistemazione del territorio per correggere (o almeno contenere) le storture edilizie messe in atto. Come quello perseguito e realizzato (unico nella storia del paese) nel corso del ‘600, periodo in cui non vi erano né ingegneri né architetti, ma mastri artigiani come amministratori i quali di fronte all’esplosione demografica dell’antico nucleo urbano (pozzo del casale) disegnarono le nuove direzioni di sviluppo edilizio inventando il rione Gagliardina con strade ben squadrate, che oggi appaiono forse strette per le macchine e i trattori, ma che allora servivano per far circolare in tutta sicurezza traini e carrozze. Da tempo il paese attende altri amministratori illuminati che sappiano con scelte oculate ridare alla comunità residente quello che effettivamente manca, larghi spazi di verde e ossigeno in abbondanza per rendere il paese vivibile e in prospettiva attrattivo per chi vuole continuare e/o ritornare a vivere.

Come è noto Carmiano occupa nella provincia gli ultimi posti per il verde pubblico. Non è un dato da vantare e divulgare, ma a questo ritardo si può rimediare con una politica che sappia in maniera anche graduale elaborare un piano di interventi mirati. Partendo però da una preliminare considerazione sul ruolo esercitato dal paese ora come ora. Diversamente da altri paesi limitrofi, come Leverano, Veglie, Copertino, che hanno già acquisito una chiara connotazione urbana nel settore dello sviluppo economico-sociale, Carmiano si è progressivamente tipologizzato come “paese dormitorio”, senza una chiara identità produttiva, sopravvivendo sostanzialmente al declino per l’apporto determinante fornito dal mondo delle professioni liberali (avvocati, medici, e altri) che ruotano sul capoluogo, da una larga schiera di insegnanti il cui perimento d’azione abbraccia tutta la provincia, da un terziario abbastanza diffuso nelle istituzioni pubbliche e soprattutto da una consistente presenza di pensionati che hanno scelto, nonostante le sirene dei figli che li reclamano, di restare a vivere nelle loro case costruite con tanti sacrifici. In buona sostanza Carmiano si sta lentamente avviando a diventare un paese con pochi giovani e pochissime nascite. Fra due mesi il paese sarà anche privo di pediatri. I giovani attrezzati di titoli di studio cercano altrove il loro futuro, spesso formandosi una famiglia lontano dal luogo natio; altri giovani, pur non dotati di specialismi avanzati, seguono la stessa strada per sbarcare il lunario. La desertificazione residenziale al momento sembra attutita dall’apporto migratorio esterno (indispensabile soprattutto nel settore dell’assistenza agli anziani), ma nei prossimi decenni è destinata ad aggravarsi per le politiche governative messe in atto. Il declino demografico sarà inevitabile. Carmiano potrebbe non essere attrattivo neppure ai carmianesi che ora lo abitano. Per scongiurare questa deriva è necessario ripensare il paese in maniera diversa da come è stato costruito nel recente passato, attrezzarlo diffusamente di quei polmoni di verde mancanti per renderlo più vivibile ed accogliente. Un paese con queste nuove caratteristiche potrebbe esercitare un ruolo diverso da quello attuale, aprirsi ad una nuova e più larga fruizione che serva anche a decongestionare l’affollamento estivo della vicina costa di Porto Cesareo. Se il mare è considerato la risorsa più importante del terzo millennio per l’intero Salento, Carmiano potrebbe proporsi come centro di supporto di un’economia turistica in espansione e diventare in pochi lustri una meta gradita anche per i tanti forestieri che amano il nostro mare ma che scelgono di godersi l’entroterra evitando il soffocamento ambientale delle marine.

Mario Spedicato

Published in Attualità
Lunedì, 28 Febbraio 2022 12:01

Carmiano esisterà ancora dopo il 2050?

Può sembrare una domanda retorica chiedersi se Carmiano riuscirà a sopravvivere nella svolta di metà secolo, ma guai a schierzarci sopra. Il problema è maledettamente serio. Può darsi che il nucleo abitativo non scomparirà dalle carte geografiche, ma non sarà più quello che abbiamo conosciuto nel recente passato e neppure quello che viviamo ai giorni nostri. I parametri disponibili spingono ad ipotizzare nel breve-medio periodo un declino irreversibile, che se non corretto con interventi coraggiosi e di lunga prospettiva finirà per oscurare progressivamente il volto di una comunità urbana che agli occhi anche di un distratto osservatore fatica enormemente a conservare una propria, inconfondibile identità.

  1. Il trend demografico negativo

Negli ultimi decenni il paese ha rovesciato in maniera lineare ma senza soste il ciclo evolutivo del primo Novecento. Oggi la popolazione di Carmiano (insieme a Magliano) arriva a toccare, secondo i dati Istat, poco meno delle 11.500 unità. La crescita demografica si è fermata agli inizi degli anni ’90 del secolo scorso. Negli ultimi 20-30 anni ha segnato un decremento costante, contenuto solo dal fenomeno migratorio di rientro e dall’apporto di residenti esteri (comunitari ed extracomunitari), che riduce le perdite in poche centinaia di abitanti. Se dovessimo depurare il dato anagrafico dalla presenza forestiera Carmiano ha perso negli ultimi anni in maniera secca quasi 1000 abitanti, una cifra destinata a raddoppiarsi nel prossimo quinquennio. Le prospettive non sono confortanti. A metà secolo la popolazione complessiva, se non ci saranno politiche di sostegno, potrebbe addirittura dimezzarsi. Non sono ipotesi campate in aria. Il tasso di natalità dai primi anni del terzo millennio è sceso paurosamente, attestandosi mediamente al di sotto dei 100 nati all’anno. Il rapporto nati-morti, prima in sostanziale equilibrio, dal 2011 si è sbilanciato vistosamente, segnando un numero maggiore di morti all’anno rispetto alle nascite. Una situazione peggiorata negli ultimi due anni di Covid-19. La denatalità si sta rivelando un fenomeno inarrestabile e foriero di scenari preoccupanti nella tenuta demografica del paese con una popolazione residente che perderà progressivamente le sue attuali connotazioni anagrafiche. Sarà sempre meno un paese di giovani per diventare sempre più un paese di vecchi.

  1. Quali giovani?

Anche il futuro dei giovani sembra lontano dal paese. Negli anni ’60-70 del secolo scorso abbiamo esportato manovalanza giovanile nelle aree più ricche dell’Europa e dell’Italia, arricchendo di forza-lavoro a basso costo le parti più industrializzate del vecchio continente. Il fenomeno migratorio ha preso però una direzione diversa a partire dagli anni ’80 in poi con il graduale (anche se parziale) rientro in paese dei lavoratori poco specializzati seguito dall’uscita di altri lavoratori più specializzati che si sono sostituiti ai primi. Il diffuso processo di scolarizzazione di massa registrato dagli anni ’60 in poi del secolo passato ha cambiato volto alla popolazione di Carmiano, trasformandolo profondamente, da un paese di contadini ad un altro di intellettuali e di professionisti e aprendo la strada verso altre e più accattivanti migrazioni. Negli ultimi due decenni del ‘900 ha esportato al nord competenze e intelligenze formatesi in larga parte nella neonata università leccese e in via sempre crescente anche in altre istituzioni accademiche della penisola. Il paese si è impoverito di energie giovanili e di quelle soprattutto destinate all’insegnamento, andando a trasferire ricchezza (non solo intellettuale) in altre regioni d’Italia. Altre competenze maturate in settori di alta specializzazione scientifica hanno trovato facile accoglienza altrove, impoverendo la comunità di forze vive che avrebbero potuto aiutarla ad uscire definitivamente fuori dall’anonimato. Un trend, quello del trasferimento delle competenze, che non sembra affatto arrestarsi e, date le condizioni socio-economiche del nostro territorio, destinato a ricevere nuovi e più stimolanti impulsi.

  1. Il degrado ambientale

Il paese in seguito all’involuzione demografica e alla perdita delle sue migliori energie intellettuali sembra posizionarsi su un crinale di non ritorno, aver perso cioè i due parametri essenziali per assicurare alla popolazione residente un futuro rassicurante. Carmiano (e per esso la sua classe dirigente) oggi è costretto a fare i conti con una realtà che già mostra i segni di un declino irreversibile. Popolazione che invecchia velocemente, abbandono esponenziale delle case di proprietà, desertificazione culturale, assistenzialismo diffuso. Ma soprattutto degrado ambientale che non fa presagire nulla di buono. Sorprende il dato relativo al verde pubblico, attestantesi allo 0,9% dell’intero territorio urbano, praticamente nulla e non è un caso se il paese nella settoriale classifica della provincia è all’ultimo posto. Senza il verde non si vive, ma soprattutto non si incoraggia a restare e ad abitare permanentemente le proprie case. Per convincere anche gli anziani a non abbandonare il paese per raggiungere i propri figli stabilitisi altrove bisogna investire nel verde, fare di Carmiano un paese green, capace non solo di trattenere chi ancora ci abita, ma anche di incoraggiare chi si è trasferito a ritornare per godere pienamente dell’ambiente che li ha visti nascere e più in generale delle bellezze paesaggistiche e naturalistiche (il mare soprattutto) che rendono questa terra salentina attrattiva e unica.

Mario Spedicato

Published in Attualità
Il carmianese Giampiero Spedicato eletto nella segreteria nazionale Uil di Polizia.Il Consiglio Nazionale della Uil Polizia riunitosi a Roma, oltre a tracciare indirizzi di carattere politico-organizzativi, ha ultimato gli adempimenti congressuali con l’elezione degli Organismi di Garanzia, del Nuovo Esecutivo e della Segreteria Nazionali.
Un forte spirito di rinnovamento è stato l’elemento propulsore che ha determinato l’elezione di quadri sindacali pronti a fornire il massimo contributo nel perseguire importanti obiettivi che, nell’immediato, li attendono: la riapertura del tavolo contrattuale per discutere della parte giuridica e dei provvedimenti correttivi sul riordino delle carriere sono solo alcuni esempi che i rappresentanti della categoria “Sicurezza” si accingono ad affrontare.
Il Salento ha avuto un ruolo fondamentale nell’elezioni con l’investitura nella Segreteria Nazionale di Giampiero Spedicato, attuale Segretario Generale della Uil Polizia di Brindisi.
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