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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Ospedali in affanno. La sanità pubblica pugliese chiede aiuto alle strutture private

Ospedali in affanno. La sanità pubblica pugliese chiede aiuto alle strutture private

E’ scattata la procedura d’emergenza per la sanità in Puglia. Ospedali saturi e in grave affanno nell’accogliere nei reparti i nuovi pazienti positivi al virus, sempre più in numero crescente. L’allarme rosso che è risuonato su tutto il territorio ha indotto quindi la Regione a chiamare in soccorso la sanità privata, per collaborare nella cura delle patologie no covid e supportare la parte pubblica nella lotta alla pandemia. Scelta dettata da una situazione epidemiologica in continua crescita, che segna oggi 2100 ricoveri in Puglia.

Numeri record, mai registrati prima e ben oltre le soglie critiche individuate dal Governo durante la scorsa primavera. Ospedali pubblici pugliesi quasi al collasso, sfiancati da una terza ondata che sta picchiando duro, facendo risaltare le diffuse difficoltà nei pronto soccorso per ospitare i tanti pazienti con gravi sintomi colpiti dal covid, che giungono senza sosta in ospedale con le ambulanze del 118.

Emblematico il caso registrato al Dea di Lecce, dove i ricoveri tra pronto soccorso e struttura di degenza e osservazione breve (Obi) sono saliti oggi a 38, ben oltre i valori standard, mentre ieri pomeriggio in una situazione di grave complessità si è rischiato il blocco dei ricoveri, con le ambulanze del 118 che arrivavano al pronto soccorso e restavano in attesa per alcune ore all’esterno, prima di poter attivare le procedure per introdurre i pazienti nel reparto, già in affanno da diversi giorni per il sovrannumero di accessi rispetto ai posti disponibili. E non solo, a preoccupare ci sarebbe anche la diminuzione delle scorte di ossigeno collegate all’impianto centrale del Dea, da alcune settimane pare non più sufficienti per supportare l’aumentata richiesta. Situazione critica anche a Bari, sotto osservazione l'ospedale Covid della Fiera, dove attualmente sono ricoverati 94 pazienti, 36 dei quali in terapia intensiva, mentre altri 28 sono in rianimazione nel Policlinico.

Sanità pubblica sotto pressione dunque, nonostante i tentativi di porre un freno all’avanzata del coronavirus con le misure restrittive da zona rossa rafforzata in vigore dallo scorso 27 marzo. E nell’emergenza sanitaria in atto si inserisce quindi la richiesta del direttore del dipartimento Promozione della Salute, Vito Montanaro e dell’assessore regionale alla sanità, Pier Luigi Lopalco, rivolta alle Asl pugliesi per programmare per i prossimi due mesi lo spostamento delle prestazioni non covid alle strutture private.

Provvedimenti d’urgenza a cui i direttori sanitari delle asl pugliesi dovranno dar seguito per gestire il carico dei ricoveri sulla prima linea ospedaliera, procedendo inoltre alla riconversione di ulteriori posti letto covid nei reparti di terapia intensiva e area medica dei nosocomi. Nelle cliniche private accreditate verranno invece traferiti i pazienti no covid, soprattutto per le aree di pneumologia, medicina interna e ortopedia, fino a saturazione dei posti messi a disposizione. La procedura, secondo quanto stabilito dalle linee programmatiche regionali, dovrà comunque prevedere il passaggio in pronto soccorso degli ospedali pubblici, per accertare la negatività al virus, e poi il trasferimento nella struttura sanitaria privata. Via libera quindi alla collaborazione, con la direttiva accolta e già avviata a Taranto tra strutture sanitarie pubbliche e private - e tra l'ospedale SS. Annunziata e alcune cliniche della città. In divenire anche a Brindisi. In provincia di Lecce, dopo le adesioni della Casa di cura Petrucciani nel capoluogo e della clinica San Francesco a Galatina, è arrivata anche la disponibilità di Città di Lecce Hospital.

Tant’è che il covid avanza e bisogna fare in fretta.

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