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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Temperature meteo in salita e in Salento scatta il timore per la salute della popolazione più anziana, maggiormente a rischio colpo di calore. In preallarme i medici dei pronto soccorsi e dell’intera rete ospedaliera provinciale. Accelerare e prevenire i malori più diffusi in estate è infatti la parola d’ordine che circola in queste ore nell’area 118 e nei reparti di emergenza urgenza dell’Asl Lecce per attivare le postazioni estive di assistenza medica e alleggerire il carico di pazienti cronici nei pronto soccorso, carichi di accessi, e per far posto conseguentemente ai nuovi arrivi. A preoccupare però sono le temperature elevate che in questa coda di primavera astronomica superano i 35 gradi, con picchi vicini anche ai 39 gradi. E tra gli effetti attesi per la salute dei cittadini, come conseguenza della forte calura, potrebbero palesarsi numerose richieste di soccorso e ricovero in ospedale. “Le patologie da caldo ancora non si sono fatte sentire sul sistema sanitario – commenta il primario del pronto soccorso del Dea-Fazzi di Lecce, Silvano Fracella – ma siamo consapevoli che la stagione estiva è ormai nel vivo e ci faremo trovare pronti con le risorse a disposizione. Le temperature che superano i 35 gradi sono un rischio maggiore soprattutto per gli anziani, che vanno incontro a disidratazione, spossatezza e piccoli malori che però in quadro clinico complesso possono avere una rilevanza più importante. Per questo – aggiunge – è importante bere tanto e integrare con i sali minerali se si vogliono prevenire i rischi per la salute dettati dalle alte temperature”. Ricoveri in sovrannumero qualora ci fossero, che rischierebbero di mandare in titl un sistema gravato da turni di lavoro pesanti e carenza di personale. “I pronto soccorso sono la prima frontiere nell’assistenza medica ma tra cronicità ed urgenze non è sempre facile tutto al meglio e in tempi rapidi. Il problema dei pazienti che restano giorni sui letti nell’area di osservazione breve intensiva (obi) o nell’area di codici gialli in attesa – spiega Fracella - ancora non è risolto, speriamo quindi che l’attenuarsi della pandemia dia il via alla riconversione dei vari reparti interni in modo da lavorare con maggiore celerità e serenità”. E tra le varie unità ospedaliere in attesa di input dalla direzione generale per la riapertura, e che al momento offrono accoglienza ai pazienti in pronto soccorso o in un’area per le urgenze, c’è anche gastroenterologia, chiusa al “Santa Caterina novella” di Galatina in tempo di pandemia e destinata dal regolamento regionale a nuova vita con 20 posti letto al “Fazzi” di Lecce. Asl Lecce che è alle prese anche con l’attivazione delle postazioni estive del 118 nelle diverse marine della costa ionica e adriatica salentina. Al 31 maggio scorso le associazioni che hanno aderito al bando e si sono dette disponibili a collaborare col servizio sanitario pubblico sono 7, con 4 di queste in lizza per due postazioni (Torre Lapillo e San Foca). Il rischio è che a scelta fatta qualcuno scontento possa rinunciare, riducendo l’offerta sanitaria, che tuttavia al 15 giugno prossimo dovrebbe poter contare sull’ausilio di altre 2 ambulanze tolte dal trasporto secondario covid e inserite nell’organigramma per le postazioni 118 estive.

Ipotesi queste che dovranno trovare risposta entro 10 giorni, anche perché le temperature estive non aspettano e non tenderanno a diminuire con tutti i rischi connessi per la salute dei cittadini e dei vacanzieri. “Sarà un’estate con picchi di temperature anche di 40 gradi – afferma il meteorologo Giuseppe De Vitis. Dai riscontri delle prime settimane e da alcune proiezioni vivremo una stagione con più ondate di caldo ad alte temperature intervallate da brevi e temporanee rinfrescate”.

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La testimonianza di Luisa Lorenzo, infermiera carmianese in servizio al pronto soccorso di Parma.

 Tredici marzo, ore 21.40, esattamente 20 minuti alla fine di un “primo” turno diverso dagli altri. Un turno “emotivamente” forte; uno di quei turni che non scorderai mai nella tua vita. Apparentemente in un corridoio di un reparto, in realtà un corridoio di una sala operatoria adibita, svuotata e arrangiata per i pazienti del covid-19. Perché i pazienti ci sono e aumentano ma gli spazi diminuiscono. Un corridoio fatto mille volte in otto ore ma con quel “tutone” di 3 taglie in più, la mascherina soffocante e tutto il resto è come averlo percorso 15 volte tanto.

In fondo nascosto dietro i carrelli un telefono o meglio un centralino, comunicazioni sui vari spostamenti, sui pazienti che devono andare e arrivare. Ma all’improvviso rispondi pensando ad una solita chiamata invece è la voce tremante di una figlia di una paziente che ha già saputo dal medico le notizie della mamma. E lí piangendo inizia a dirti che è malata e che da 8 mesi non vede sua mamma. Ha appena saputo che non la rivedrà più e vuole che gliela saluti.

E così ti dimentichi di essere in un corridoio all’interno di una tuta gigante e gli dici con la voce tremante a tua volta “certo lo farò stia tranquilla” e riattacchi. Continui a lavorare, ma arriva un paziente “critico” e appena si riprende il medico chiama la figlia, prima che riattaccasse gli suggerisco che potevamo fargliela salutare. Perché lei non lo poteva vedere, ma eravamo consapevoli che sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe sentita, e cosi abbiamo fatto!

Passa un altro turno arrivo a casa con l’adrenalina ancora in circolo che anche stanotte non mi farà dormire (come le notti precedenti) e così passeranno i giorni, sperando che tutto finisca! Ad oggi questa è la realtà, questa è la nostra realtà, perciò anche io vi chiedo di restare a casa. Perché tutto andrà Bene!

 

Fonte: #NurseTimes - Giornale di informazione Sanitaria

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