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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Venerdì, 05 Maggio 2023 18:15

Esiste il Carmianese doc?

Carmiano è un paese relativamente giovane. Ha poco meno di 600 anni. Non può vantare origini più antiche e men che meno alcuna discendenza messapica (con i primi abitanti del Salento). Non può neppure, come è stato ipotizzato dalla storiografia municipale ottocentesca, essere considerato un insediamento di origine romana, sebbene il toponimo, riferito però ad un territorio più vasto, sia nato proprio nel periodo dell’espansionismo mediorientale della città eterna. Il toponimo carmianensis sopravvive a lungo e lo si ritrova nei documenti medioevali preceduto dal termine Saltus (formando la dizione Saltus carmianensis) per indicare un’ampia zona forestale a nord-ovest di Lecce, oggi grosso modo comparabile con la Valle della Cupa. Il toponimo carmianensis tuttavia non si è mai identificato con un centro abitato, pur rimanendo nell’ager di Magliano labili tracce di un’officina di fabbricazione di anfore in epoca imperiale. Almeno fino ai primi decenni del XV secolo il territorio di Carmiano viene classificato nelle carte superstiti come un feudo disabitato cioè senza la presenza di uomini. Il casale con una comunità propria nasce solo con l’acquisizione del feudo da parte dei Celestini di Santa Croce di Lecce ovvero da metà Quattrocento in poi.

E’ interesse dei nuovi feudatari popolarlo per renderlo produttivo. Da qui la scelta di ricorrere ad incentivi per richiamare i primi abitanti ad insediarsi in un territorio ostile, infestato dai lupi e da un paesaggio prevalentemente boschivo, poco adatto all’agricoltura. Si procede in maniera graduale ma lenta: per un verso viene avviato il disboscamento e la messa a coltura del territorio e per l’altro si cerca di contenere la devastazione dei lupi sul raccolto con una taglia in denaro su ogni lupo ucciso. Ci vuole più di un secolo per ottenere qualche significativo risultato e perché il casale possa acquisire un’inconfondibile connotazione identitaria. Carmiano, in poche parole, si riconosce pienamente come comunità solo a partire dalla costruzione della chiesa parrocchiale nel 1560, quando appunto si registra il più importante decollo demografico e, con esso, la funzionalità dei poteri locali di antico regime (ovvero la feudalità rappresentata dai Celestini, la chiesa dal Capitolo della Matrice e l’universitas civium dall’amministrazione civica). Questo ritrovato profilo identitario consente di accertare l’esistenza di un DNA attribuibile al carmianese doc?

Facciamo un passo indietro. A metà Quattrocento a Carmiano risultano stabilmente insediate 13 famiglie. Non conosciamo la loro provenienza. Dopo qualche decennio tuttavia si possono individuare le famiglie predominanti con la nascita dei primi rioni intorno al pozzo del casale, rioni che assumono la denominazione di isole dei Meliteni, dei Franchi e dei Gratiani, veri e propri clan familiari allargati che oscurano gli altri abitanti che in misura diversa completano il quadro comunitario. Nel primo Cinquecento un significativo apporto demografico al casale viene fornito dal forzato esodo degli albanesi, costretti a lasciare la loro terra occupata dai Turchi, dopo la vana resistenza opposta dal loro condottiero cristiano, Giorgio Scandeberg. A Carmiano Il ceppo genetico albanese resisterà all’estinzione fino ai nostri giorni. Non così per i Meliteni, che dopo aver assunto una posizione di forza all’interno del paese, esprimendo diversi parroci e sindaci, vengono gradualmente a perdere consistenza numerica fino a scomparire del tutto. I Franchi e i Gratiani durano più a lungo (i cognomi Franco e Graziano esistono ancora oggi), ma si mescolano con altre famiglie (Scardia, Melcaro, Riello, Puscio, De Simone, Casilli, Monte, ecc.) sino a perdere la loro originaria identità.

A fine Cinquecento i Franchi risultano la famiglia più potente del paese, sostituendo i Meliteni in declino. Essi occupano le maggiori cariche comunitarie (parroco e sindaco) per un periodo non breve, ma il casale non è più quello di un secolo prima, avendo nel frattempo per iniziativa dei Celestini richiamato altre famiglie forestiere ad insediarsi nel loro feudo. L’incremento demografico di Carmiano tocca il suo punto più alto tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, passando da 400 a quasi 600 abitanti, arrivando e superando nel primo Settecento le 700 unità per poi entrare in una fase stagnante sino a perdere vitalità. Come spiegare questa paralisi demografica?

Due sono, in buona sostanza, i motivi che rendono asfittico il processo demografico a Carmiano. Il primo è riconducibile al “mercato matrimoniale” espresso da uomini e donne in età fertile ma con vincoli stretti di parentela; il secondo, dipendente dal primo, legato al divieto da parte della Chiesa di far contrarre matrimonio a nubendi fino al quarto grado di consanguineità. Regole rigide che vengono però trasgredite con il ricorso ad espedienti di cristallizzata memoria popolare (gli sposi “fuggitivi” che mettono di fronte al fatto compiuto le rispettive famiglie, ma che vengono esemplarmente puniti con il matrimonio riparatore celebrato in forma clandestina di primo mattino, senza pubblico, dopo una notte passata da penitenti in ginocchioni davanti al portone della chiesa). Carmiano non può crescere sul piano demografico se non si apre all’apporto esterno, se non accoglie cioè donne e uomini forestieri che evitino le combinazioni matrimoniali tra consanguinei proibite dalla Chiesa. Un fenomeno che interessa una pluralità di soggetti e che attraversa l’intera esistenza plurisecolare del casale, con un’inclusione a vasto raggio (da pochi fino ad un massimo di 400 Km di distanza) e con contaminazioni genetiche che investono diverse etnie. Attraverso l’anagrafe parrocchiale e in modo particolare i registri matrimoniali conservati nella chiesa matrice si può misurare il livello di mescolanza etnica. A Carmiano alle originarie famiglie già segnalate se ne aggiungono via via altre di provenienza esterna, arricchendo e differenziando il quadro insediativo. Si trovano ceppi di albanesi (come gli Schipa, i Mirto, i Petrelli, gli Albanese, ecc.), di zingari che scelgono la stanzialità (come Bevilacqua, D’Amato, De Matteis, De Pascalis, De Marco, Russo, Zimbalo, ecc.), di greco-bizantini (Greco, Mazzotta, Cuna, Santoro, Politi, Ianne,ecc.), di schiavi riscattati di pelle eterogenea che prendono il cognome del loro padrone (Durante, Guarino, Lubelli, Perulli, ecc.), di provenienza giannizzera (Spedicati, Spedicato, Levante, Rollo, ecc.), di etnia spagnola-portoghese (riconducibili ai cognomi Spagnolo, Portoghese, Perez, Falces, Barbosa, Fonseca, ecc.) di ebrei convertiti (Potenza, Barletta, Taranto, Brindisi, Cosenza, Catanzaro, ecc.) e di altre etnie tipologizzate geograficamente (Bergamo, Napoli, Romano, Fiorentino, Calabrese, Conversano, Arnesano, ecc.), trascurando quelle di diversa e frammentata origine. Un intreccio di famiglie sempre più esteso che mescola in maniera massiva la popolazione di Carmiano fino a caratterizzarla in via definitiva come meticciata. E’ davvero complicato dopo 6 secoli, durante i quali si sono avvicendati diversi gruppi etnici (spesso senza che essi rinuncino alle loro differenti culture e tradizioni), riuscire a stabilire l’identificazione dei caratteri autoctoni di un paese e trovare ancora “il carmianese doc”.     

Mario Spedicato

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Simona De Lumè, già presidente nazionale di Federaziende, è stata nominata vicepresidente del comitato provinciale Inps di Lecce. La preferenza per la professionista carmianese è stata espressa all’unanimità degli aventi diritto al voto e su proposta del Presidente Salvatore Labriola (CGIL). “Federaziende – scrive in una nota - ringrazia i colleghi del comitato Inps di Lecce per la fiducia riposta nella nostra presidente”.

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Pauroso incidente stradale intorno alle 19 lungo l’arteria che collega Carmiano con Leverano. Lo scontro tra le due auto è avvenuto dopo il curvone, in prossimità dell’incrocio tra la provinciale e la strada secondaria che conduce verso la cappella del Turriso. Tratto stradale già in passato di altri gravi sinistri stradali.
Per fortuna, questa volta, i conducenti sono usciti illesi dai mezzi, nonostante il violento impatto ha causato il ribaltamento della Renault, con a bordo due giovani di Veglie, nel terreno adiacente la carreggiata. L’altra auto, una hyundai, condotta da un uomo di Carmiano, è finita nella campagna sfiorando un albero d’ulivo.
Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, vigili del fuoco e protezione civile. Rilievi planimetrici per ricostruire l’esatta dinamica dell'incidente affidati ai carabinieri della locale stazione.

Nel pomeriggio, poco prima delle 15, un altro incidente stradale si è verificato sulla provinciale Carmiano – Veglie. Coinvolto un centauro a bordo di uno scooterone. Poco chiara ancora la dinamica dell’impatto che ha sbalzato l’uomo a diversi metri di distanza nelle campagne circostanti il tratto di strada. Le ferite riportate dal centauro nella caduta hanno richiesto il ricovero in ospedale a Lecce.

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Il primo sinistro stradale nel pomeriggio, per fortuna senza feriti: coinvolte due vetture sulla provinciale Carmiano – Copertino. L’impatto tra i veicoli, secondo una prima ricostruzione delle forze dell’ordine, sarebbe avvenuto in fase di sorpasso, con la Volvo carambolata nell’urto contro un muro e poi sul palo della Telecom, abbattuto. Sul posto per il ripristino dell’area gli operatori della compagnia telefonica e i vigili del fuoco.

Intorno alle 19 il secondo incidente stradale tra via Leverano e via Bologna ha interessato una vecchia utilitaria Fiat e una Renault condotta da una donna. Tra le possibili cause una mancata precedenza. Nell’impatto ad avere la peggio è stato il 68enne del posto a guida della Fiat, per cui si è reso necessario l’intervento dei sanitari del 118, che hanno poi disposto il ricovero del ferito, in codice verde, all’ospedale di Copertino. Rilievi affidati ai carabinieri.

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Tornano ad accendersi i riflettori su Palazzo dei Celestini. In una lettera indirizzata al primo cittadino di Carmiano, Gianni Erroi, il professore Silvio Macchia lancia l’allarme sullo stato di degrado dell’antico palazzo di via Lecce e chiede interventi celeri per la messa in sicurezza e la salvaguardia degli affreschi.

“Ricordo una vostra disponibilità, proclamata via internet prima delle elezioni, a completare il restauro di palazzo Celestini. Forse esistono 660.000 euro – scrive Macchia - concessi anni fa dalla Regione Puglia dopo la presentazione del progetto dell’architetto Piero Vergine, incaricato dall’allora sindaco Ferrieri Caputi.

In questa fase e in attesa che termini il processo tra Comune e l’azienda che ne deteneva il possesso e che aveva svolto dei lavori di consolidamento, spese che mi risulta valutate differentemente dall’amministrazione e dalla ditta, occorre intervenire per scongiurare ulteriori rinvii nel restauro a tutela degli affreschi che ricoprono la volta dell'androne. Sono riuscito a far vincolare Palazzo Celestini – aggiunge Macchia - riconosciuto patrimonio storico di interesse nazionale, e spero in un vostro intervento celere prima che il palazzo perda la sua identità. Sono disponibile a organizzare un convegno di studi per tenere alta l’attenzione e l’impegno collettivo, auspicato dalla comunità”.

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La lamentela con richiesta di intervento da parte dei cittadini di via Montegrappa per il topo “beccato” a passeggio su muri e cordoli delle abitazioni, è raccolta dall’assessore all’ambiente Salvatore De Cruto. “Come assessorato all’ambiente e igiene pubblica sono molto dispiaciuto per l’accaduto. Va precisato che la derattizzazione viene fatta con molta accortezza dalla ditta incaricata – chiarisce De Cruto – tuttavia la segnalazione riguarda le vicinanze di una abitazione privata, purtroppo un po’ trascurata, e come amministrazione non possiamo intervenire. Allo stesso modo però possiamo sollecitare la proprietà a provvedere alla derattizzazione. Il mio impegno – aggiunge l’assessore - è quello, come già in passato, di controllare che ciò avvenga. Aggiungo che le trappole per topi non possono per legge essere attivate e posizionate nelle vicinanze e sui marciapiedi”.

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Un grosso topo a spasso indisturbato tra muri e cordoli delle abitazioni su via Montegrappa a Carmiano. La segnalazione alla nostra redazione, corredata da video, è stata inoltrata da un cittadino preoccupato dai possibili risvolti igienico sanitari. “Da cittadino di Carmiano – scrive nel post - esprimo il mio apprezzamento per i lavori di rinnovo del "look" di via Roma, con rifacimento, tra l'altro, della pavimentazione dei marciapiedi. Carmiano ne aveva bisogno”. Poi l’affondo, con richiesta di chiarimenti al sindaco Erroi. “Al tempo stesso non si può non rilevare che basta svoltare l'angolo e ci si trova, in pieno centro urbano, con marciapiedi privi di pavimentazione, solo terra ed erbacce che li rendono di fatto non pedonabili, o addirittura con basoli mancanti. Tutto questo intorno ad una zona di via Roma, disabitata da decenni e oramai divenuta habitat di grossi ratti. Inutile aggiungere che tutti i residenti della zona – spiega l’uomo - sono costretti a tenere le porte di casa chiuse per il pericolo che qualche ratto s'infili nelle loro abitazioni, peraltro già successo. Proprio l'altra sera l'ennesimo ratto è stato visto scavalcare il muro di cinta della villa, attraversare la strada e arrampicarsi sul muro di una abitazione. Si confida nella sensibilità del sindaco Gianni Erroi e dell’amministrazione comunale tutta - conclude la nota - a voler prendere in considerazione il problema e di mettere in atto i dovuti provvedimenti per il bene di tutta la collettività”.

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Bisogna conoscere il passato per preparare il futuro. Il passato di Carmiano è stato oggetto di diverse ricerche storiche. Si è cercato di dare un volto, un’identità ad una comunità che ha attraversato cinque-sei secoli di storia conservando pochissime tracce del suo passato. Carmiano è uno dei pochi paesi del Salento che ha distrutto quasi interamente il suo centro storico, a partire dalla sua chiesa parrocchiale cinquecentesca e dei suoi quattro rioni intitolati alle famiglie più antiche. Sono sopravvissuti solo la chiesa dell’Immacolata e il palazzo semi diruto dei padri Celestini di Santa Croce di Lecce, signori per quattro secoli del feudo e in buona sostanza fondatori dell’odierno paese. A considerare questa sistematica demolizione, iniziata in pieno Ottocento e completata un secolo dopo, Carmiano sembra aver perso la sua originaria identità, divenendo agli occhi degli stessi suoi abitanti un paese “senza storia”, senza cioè un passato visibile a cui aggrapparsi per costruire il suo futuro. Chi visita oggi Carmiano cerca una piazza (l’antica agorà) senza mai trovarla, un reperto archeologico significativo senza conoscere dove è custodito, una remota presenza umana (attestata dallo stesso nome del paese) ma non ancora suffragata da una documentazione certa e inoppugnabile. Il paese è finito in un vicolo cieco, la cui oscurità permane non solo a livello di indagine storica ma anche sul piano prospettico nel senso cioè che è difficile per un attento osservatore immaginare quale sarà il suo futuro.

Su questo giornale ho già scritto un pezzo intitolandolo provocatoriamente “Carmiano sopravviverà al 2050” cercando di argomentare il disordinato sviluppo urbanistico che non promette nulla di buono per il futuro. Il paese è cresciuto senza un piano regolatore, con logiche pervasive di abusivismo che seppure sanato per via normativa non lo ha affatto affrancato da un destino irrimediabilmente compromesso. Oggi Carmiano appare un confuso agglomerato di case, costruzioni messe le une accanto all’altre senza una chiara e razionale finalità, ma con il solo obiettivo di cementificare i residuali spazi disponibili. Agli occhi di un forestiero il paese sembra soffocare dentro un confine urbano troppo stretto per assicurare un’agibilità ed una vivibilità adeguata alla popolazione residente. Difficile venirne a capo in tempi brevi. Ci vorrebbe un ambizioso e coraggioso piano di risistemazione del territorio per correggere (o almeno contenere) le storture edilizie messe in atto. Come quello perseguito e realizzato (unico nella storia del paese) nel corso del ‘600, periodo in cui non vi erano né ingegneri né architetti, ma mastri artigiani come amministratori i quali di fronte all’esplosione demografica dell’antico nucleo urbano (pozzo del casale) disegnarono le nuove direzioni di sviluppo edilizio inventando il rione Gagliardina con strade ben squadrate, che oggi appaiono forse strette per le macchine e i trattori, ma che allora servivano per far circolare in tutta sicurezza traini e carrozze. Da tempo il paese attende altri amministratori illuminati che sappiano con scelte oculate ridare alla comunità residente quello che effettivamente manca, larghi spazi di verde e ossigeno in abbondanza per rendere il paese vivibile e in prospettiva attrattivo per chi vuole continuare e/o ritornare a vivere.

Come è noto Carmiano occupa nella provincia gli ultimi posti per il verde pubblico. Non è un dato da vantare e divulgare, ma a questo ritardo si può rimediare con una politica che sappia in maniera anche graduale elaborare un piano di interventi mirati. Partendo però da una preliminare considerazione sul ruolo esercitato dal paese ora come ora. Diversamente da altri paesi limitrofi, come Leverano, Veglie, Copertino, che hanno già acquisito una chiara connotazione urbana nel settore dello sviluppo economico-sociale, Carmiano si è progressivamente tipologizzato come “paese dormitorio”, senza una chiara identità produttiva, sopravvivendo sostanzialmente al declino per l’apporto determinante fornito dal mondo delle professioni liberali (avvocati, medici, e altri) che ruotano sul capoluogo, da una larga schiera di insegnanti il cui perimento d’azione abbraccia tutta la provincia, da un terziario abbastanza diffuso nelle istituzioni pubbliche e soprattutto da una consistente presenza di pensionati che hanno scelto, nonostante le sirene dei figli che li reclamano, di restare a vivere nelle loro case costruite con tanti sacrifici. In buona sostanza Carmiano si sta lentamente avviando a diventare un paese con pochi giovani e pochissime nascite. Fra due mesi il paese sarà anche privo di pediatri. I giovani attrezzati di titoli di studio cercano altrove il loro futuro, spesso formandosi una famiglia lontano dal luogo natio; altri giovani, pur non dotati di specialismi avanzati, seguono la stessa strada per sbarcare il lunario. La desertificazione residenziale al momento sembra attutita dall’apporto migratorio esterno (indispensabile soprattutto nel settore dell’assistenza agli anziani), ma nei prossimi decenni è destinata ad aggravarsi per le politiche governative messe in atto. Il declino demografico sarà inevitabile. Carmiano potrebbe non essere attrattivo neppure ai carmianesi che ora lo abitano. Per scongiurare questa deriva è necessario ripensare il paese in maniera diversa da come è stato costruito nel recente passato, attrezzarlo diffusamente di quei polmoni di verde mancanti per renderlo più vivibile ed accogliente. Un paese con queste nuove caratteristiche potrebbe esercitare un ruolo diverso da quello attuale, aprirsi ad una nuova e più larga fruizione che serva anche a decongestionare l’affollamento estivo della vicina costa di Porto Cesareo. Se il mare è considerato la risorsa più importante del terzo millennio per l’intero Salento, Carmiano potrebbe proporsi come centro di supporto di un’economia turistica in espansione e diventare in pochi lustri una meta gradita anche per i tanti forestieri che amano il nostro mare ma che scelgono di godersi l’entroterra evitando il soffocamento ambientale delle marine.

Mario Spedicato

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Sbaglia la manovra e il tir si mette di traverso sulla strada provinciale Carmiano - Villa Convento, bloccando per alcune ore il traffico automobilistico su entrambi i sensi di marcia. Sul posto sono intervenuti i Carabiniere del radiomobile di Campi con i colleghi della stazione di Carmiano e la polizia locale. Pare che l'autista dell'autoarticolato, quando si è accorto di aver sbagliato strada, ha cercato di fare inversione e dopo vari tentativi su uno spazio rivelatosi insufficiente, si è affossato con le ruote posteriori nella campagna bagnata dalle abbondanti pioggia di questi giorni.

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Si rinnova a Carmiano la tradizione della “Focara” a devozione di Sant’Antonio Abate. Da domani due i giorni di festa tra rito religioso e civile.

Apertura dei festeggiamenti alle ore 11.30 con la deposizione della corona di alloro al monumento dei Caduti di Via Roma e della Bandiera sulla Focara. Nel pomeriggio poi la benedizione degli animali e la solenne processione per le vie del paese. Alle 18,30 celebrazione eucaristica. Dalle 20 l’evento clou (salvo imprevisti meteo): presso l’area Mercatale accensione del falò con l‘esibizione di Danza&Passione e lo spettacolo pirotecnico di Dario Cosma. La pira di fascine alta circa 12 metri con sulla punta un campanile sempre in tralci di vite è stata realizzata dai costruttori Piero Martena, Salvatore Spagnolo, Rosario Petrelli, affiancati da giovani volontari. Il quadro del Santo è stato realizzato da Antonio Nocita e Eupremio Martena. Il programma organizzato dal comitato festa guidato dal parroco Don Riccardo Calabrese proseguirà con il concerto di Antonio Castrignanò & Taranta Sound.

Domenica 22 gennaio, al mattino sarà l’Arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia a presiedere la solenne celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio, alle ore 15.30, in zona “Case Noe” previsto lo spettacolo pirotecnico. In serata, sul piazzale della chiesa, chiusura dei festeggiamenti con la Maisto Band e fiaccolata pirotecnica.

Published in Eventi
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