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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Amministrative: “Sindaco manager? Occorre la partecipazione di tutti i protagonisti per non smarrire la via maestra”.

Amministrative: “Sindaco manager? Occorre la partecipazione di tutti i protagonisti per non smarrire la via maestra”.

Ho letto con interesse l’articolo dell’amico Gianni Erroi che ha trattato con competenza una materia così complessa quale la normativa che regola l’attività amministrativa degli enti locali. In detto articolo vi sono anche espliciti riferimenti a quanto pubblicato da me recentemente.

Un doppio ringraziamento a Gianni innanzitutto per avermi attribuito la volontà di suscitare “sani e giusti dibattiti” nel paese, ma anche perché mi dà la possibilità di approfondire il mio punto di vista su alcune questioni sollevate.

DELEGA assessorile. La “delega piena”, di cui onestamente sento parlare per la prima volta, a mio modestissimo avviso, non sarebbe proprio in linea con lo spirito della legge 81/1993 che, proprio in virtù di quanto Gianni Erroi faceva notare nel suo articolo, ha accentrato "nella figura del capo dell'amministrazione eletto direttamente i compiti di direzione e controllo dell'azione amministrativa”. Pertanto, ritengo scarsamente praticabile la via di una delega “piena” in merito ad alcuni compiti di "direzione e controllo" propri del Sindaco. Questa legge, lo ribadisco, ha di fatto limitato la funzione di Assessore relegandolo al ruolo di semplice componente di uno “staff” che agirebbe in maniera collegiale, quindi non con potere autonomo, e solo come supporto all'azione del Sindaco.

REVOCA degli incarichi. Per ciò che riguarda invece la possibilità di "revoca degli incarichi dirigenziali" operata dal Sindaco (o come sostiene Gianni anche da un Assessore con delega piena) nei confronti di Dirigenti "per inosservanza delle direttive" mi permetto di fare qualche riflessione su questo punto, cioè sul rapporto fra potere gestionale tecnico-dirigenziale degli uffici amministrativi e potere direttivo degli organi politici. Se è vero che può esserci sempre in agguato l'arroganza di un dirigente che col suo atteggiamento può intralciare l'attività dell'Amministrazione, d'altra parte è anche possibile che un Dirigente preparato, magari non completamente convinto della legittimità di una direttiva, sia più "suggestionabile" e quindi giocoforza reso più collaborativo di fronte alla prospettiva di revoca del suo incarico. A questo proposito mi piacerebbe approfondire i principi ispiratori delle già citate riforme degli enti pubblici promosse negli anni ’90. Esse avrebbero dovuto potenziare le risorse umane del pubblico impiego ponendole al servizio dei cittadini all’insegna dei tanto sbandierati criteri di economicità, efficienza ed efficacia, ma ciò non mi pare sia sempre e ovunque avvenuto. Le cause sono molteplici e se il dibattito continuerà, mi riservo di ritornare volentieri su questo punto.

MANAGERIALITA’. Con piacere mi soffermo anche sul concetto di “sindaco manager”. In verità, nel contesto di una più ampia riflessione, nel mio precedente articolo mi riferivo ad una "nuova classe di promettenti politici manager che si espandeva dai livelli superiori a quelli più periferici", senza alcun specifico riferimento alle vicende politiche locali. Confermo la personale convinzione che la decisione di alcuni imprenditori di scendere direttamente nell’agone elettorale ha contribuito, unitamente a tanti altri fattori, all'affermazione di un nuovo soggetto politico, non sempre illuminato, che ho ritenuto denominare "manager”, senza attribuire a questo termine una connotazione pregiudizialmente negativa, anzi tutt'altro. Considero la mentalità manageriale un valido modello per amministrare un Ente pubblico. Infatti, la capacità di un imprenditore di esprimere nello stesso tempo una visione lungimirante, ma anche pragmatica è importante sia per pianificare il futuro, che per saper cogliere le opportunità che via via si presentano nel corso della sua attività. Una visione lungimirante spinge un politico, proprio come fa un imprenditore privato, a mettere in relazione di continuo la portata delle proprie azioni, nonché la ricaduta delle medesime nel medio-lungo periodo, con tutti i portatori di interessi della comunità. Questo tipo di modello, se applicato in maniera ottimale, punta non solo al progresso economico e sociale del paese, ma anche ad un processo di formazione permanente delle risorse umane della macchina amministrativa.

Tuttavia, accanto alla suddetta mentalità lungimirante, nello stesso manager convive quella più pragmatica che, in determinate situazioni, può anche prendere il sopravvento sulla prima. L'atteggiamento pragmatico, senza un'adeguata visione programmatica di lungo respiro, è spesso costellato da visioni miopi, a volte incuranti degli effetti a lungo termine. Il prevalere di questo pragmatismo esasperato non promette nulla di buono, ma al contrario può aggiungere altri difetti ai tanti ancora presenti come retaggio della cosiddetta “prima repubblica (tipo le scelte clientelari), un esempio per tutti: l'affermarsi, in chi esercita il potere, di una mentalità autoreferenziale ed accentratrice sostenuta dalla propria abilità a costruire una rete di amicizie e conoscenze capaci di assicurare il raggiungimento “machiavellico” dei fini prefissati. Il prevalere dell’una o dell’altra mentalità nell'amministrare la cosa pubblica, a mio modesto avviso, può essere influenzato soprattutto dall’equipe che supporta il politico di turno, nella fattispecie del Sindaco. Collaboratori disimpegnati o comunque rinunciatari a dare il loro contributo critico non possono che far emergere la mentalità meno propositiva contribuendo all'affermarsi di un "management", quantomeno discutibile nel metodo.

Conclusioni. Nessun pregiudizio nei confronti dell'imprenditoria in generale e di quella locale in particolare. A questo proposito il mio concetto di base è semplice e può essere così sintetizzato: “Imprenditore” o “non Imprenditore”, qualunque personalità, anche la più volenterosa, carismatica e brillante, lasciata sola al comando e con possibilità di esercitare ampi poteri ha un considerevole rischio di smarrire la strada maestra e di imboccare percorsi meno lineari, dimenticando l'autentico significato della propria "mission". Solo la presenza vigile e costante di tutti i protagonisti dell’attività politico-amministrativa, elettori compresi, può garantire una corretta gestione della cosa pubblica.

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