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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Carmiano finisce di essere solo un toponimo del territorio salentino (saltus carmianensis) per diventare una piccola comunità solo a metà del XV secolo, poco prima che il feudo fosse acquisito dai Celestini di Santa Croce di Lecce. Da allora viene segnalato nelle fonti coeve come un casale “non murato” cioè senza mura difensive e senza porte di accesso controllate, come nei paesi limitrofi di Copertino, Veglie e Leverano, la cui origine affonda nel cuore del Medioevo. Rispetto agli insediamenti dotati di castelli angioini (Copertino) e di torri federiciane (Leverano) ovvero di visibili reperti di difesa per documentare una storia più antica, Carmiano non può vantare nulla di tutto questo, essendo di nascita posteriore, tardo-medioevale, un agglomerato urbano cioè di più recente impianto, aperto e senza linee di protezione, la cui sopravvivenza è interamente legata alla politica insediativa messa in opera dai Celestini di Lecce a partire dall’inizio del XVI secolo per rendere il loro feudo produttivo e conveniente sul piano economico attraverso l’esazione sempre più larga dei vari diritti signorili.
A Carmiano per la sua ristretta dimensione abitativa dovuta al lento e contrastato sviluppo demografico viene sempre attribuito nella documentazione ufficiale il titolo di casale, quasi mai quello di “universitas civium” attribuito solo alle comunità urbane di una certa importanza istituzionale (Lecce, Gallipoli, Nardò, Copertino, ecc.). Ciononostante in modo particolare nel XVIII secolo gli amministratori del paese scelgono di utilizzare il termine “università” nelle carte trasmesse a Napoli per non sentirsi declassati rispetto ai centri più vicini, che godono di questo privilegio da tempi più remoti. Un’attestazione, quella di universitas, che si consolida in maniera crescente, suffragata dal ruolo esercitato in difesa dei diritti dei propri cittadini in seguito alla lunga controversia accesa contro la feudalità nel primo Settecento. Solo allora il governo cittadino si scopre come un potere influente, rispetto soprattutto agli altri due predominanti, quello feudale ed ecclesiastico, ormai declinanti, posizionati sulla difensiva dopo che la Camera della Sommaria, il maggiore tribunale del Regno, accoglie le rivendicazioni della popolazione sostenute dagli amministratori dell’epoca, ridimensionando le esose pretese fiscali e le illegittime invadenze giurisdizionali dei Celestini di Lecce in particolari ambiti della vita comunitaria.        
Da quella data Carmiano come “universitas civium” applica in maniera continuativa lo stesso ordinamento normativo dei grandi centri per la formazione del governo cittadino. In buona sostanza si sceglie il sistema cetuale a rotazione, affidando ai tre ceti esistenti la scelta degli amministratori locali. Sia il ceto dei nobili, quanto quello dei mediocri (borghesia e professioni liberali) e degli infimi (contadini nullatenenti e piccoli proprietari, artigiani di basso livello, manovalanza lavorativa diversamente tipologizzata) hanno il diritto di esprimere a turnazione il sindaco e due decurioni (equivalenti agli assessori attuali), espressi liberamente e senza interferenze dal gruppo cetuale di appartenenza. Il sindaco resta in carica solo per un anno, la cui amministrazione inizia il 1° settembre e termina il 31 agosto dell’anno successivo (calendario bizantino). Il periodo amministrativo si chiude con l’invio del bilancio comunale a Napoli per l’approvazione regia, che avviene sempre con largo ritardo, confluendo nel calderone documentario degli “Stati Discussi” ovvero degli Atti Amministrativi vidimati dal potere centrale. Non tutti i sindaci risultano alfabetizzati se diversi atti giungono a destinazione con la firma del segno della croce, casi riscontrabili con maggiore frequenza quando alla guida dell’amministrazione si trova un sindaco del terzo ceto. Le competenze di pertinenza dei comuni coprono pochi e circoscritti settori operativi. Le risorse finanziarie residuali, detratte quelle riconducibili alla fiscalità generale, a malapena assicurano lo stipendio annuale del medico (dottore fisico), dell’ostetrica (la mammana), del mastrodatti (scrivano comunale), a cui aggiungere le spese per le periodiche manutenzioni della chiesa matrice, la predicazione quaresimale, la celebrazione della festa patronale, e, in via eccezionale, l’alfabetizzazione primaria, di solito affidata ad uno o più sacerdoti della parrocchia. A queste si sommano le spese giudiziarie (quasi sempre registrate fuori bilancio) per la provvista degli avvocati presso il tribunale del Sacro Regio Consiglio di Lecce e della Regia Camera della Sommaria di Napoli. Agli amministratori locali viene inizialmente affidata anche la riscossione delle imposte regie, ma subito inibiti per palese incapacità e appaltata privatamente ad arrendatori quasi sempre forestieri (come i Quitato, i Guainari e i Ravaschiero Pinelli, tutti di origine genovese), che con le tasse ci fanno la “cresta” e guadagni non trascurabili. Il fabbisogno finanziario dell’università di Carmiano si attesta nel Settecento intorno a 1200-1300 ducati annui.
Di questi larga parte (quasi il 40%) sono destinati alla Regia Corte, un’altra parte, quasi il 30% ai creditori fiscalari e un 13-15% all’appaltatore per lo jus esationis (delegato a riscuotere tasse comunali come il testatico sul capofamiglia e l’industria sul lavoro). In buona sostanza oltre l’80% delle risorse disponibili sono assorbite dagli obblighi tributari e il resto (meno del 20%) dalle spese comunitarie, destinate queste ultime ad assicurare i servizi essenziali (medico e ostetrica) e gli impegni statutari, in massima parte di natura religiosa. Le crescenti difficoltà finanziarie dovute al mancato conseguimento del pareggio di bilancio per l’impossibilità di realizzare la riforma catastale con l’imposizione sulle proprietà realmente possedute riporta indietro la lancetta fiscale con il ritorno al sistema gabellare ossia alla tassazione diretta dei beni di prima necessità (tra cui il sale, la farina e altri generi alimentari). L’antico regime chiude i battenti come li aveva aperti, cioè ridando centralità fiscale alla gabella come strumento primario di tassazione.
Una significativa svolta si registra nel primo Ottocento, nel periodo della dominazione francese (1806-15), quando si assiste ad una radicale riforma nel governo delle municipalità. Abolita la feudalità e ridimensionato il ruolo della chiesa l’amministrazione comunale diventa centrale per la gestione del potere periferico. Ai Comuni vengono attribuite nuove e più vaste competenze, a partire dai registri anagrafici, prima gestiti dalle parrocchie, e per finire all’assistenza pubblica, passando dalla sistemazione urbanistica e dalla cura della viabilità stradale. La carica di sindaco non è, come prima, disponibile per tutti i cittadini, ma solo per i proprietari alfabetizzati, i cosiddetti “galantuomini”, quelli cioè che sanno leggere e scrivere, capaci di allestire un bilancio comunale e iscritti nel registro dei contribuenti fiscali. La terra diventa ora il bene primario da tassare, ma non in maniera indiscriminata, ma a secondo del suo intrinseco valore, di prima, seconda o terza classe. Da qui la nascita di una nuova schiera di amministratori, in larga parte provenienti da Lecce e dal circondario che si stabiliscono a Carmiano in seguito alla svendita del patrimonio immobiliare feudale e degli Ordini religiosi, il cui profilo sociale non muterà nel periodo post-unitario, quando il comune diventa la prima azienda pubblica del paese con un suo apparato burocratico in continua crescita.             
 
Mario Spedicato
 
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Commozione e cordoglio oggi a Carmiano per i funerali di Toni Varratta. Tanti gli amici e i volontari delle associazioni, in particolare della “Protezione civile” locale di cui il 54enne era un componente, si sono stretti attorno al dolore dei familiari ed hanno preso parte al rito funebre celebrato nella chiesetta della Madonna Immacolata. L’uomo era deceduto in ospedale a Lecce lo scorso 21 dicembre, dopo il secondo ricovero a seguito di un intervento programmato per la rimozione di un calcolo al rene. Sul caso si sono accesi i riflettori della Procura, che attende il riscontro medico legale sull’autopsia eseguita ieri.

I fatti - Ricoverato al “Fazzi” di Lecce per rimuovere un calcolo al rene, dopo l’intervento viene dimesso ma continua a star male, torna in ospedale il 18 dicembre e dopo 3 giorni di febbre alta muore in reparto. Un decesso improvviso quello di Toni Varratta, 54enne di Carmiano, su cui la famiglia, affidandosi all’avvocato Mauro Cramis, ha sporto denuncia per far luce sulle cause che hanno portato al decesso dell’uomo.Il 54enne si era ricoverato nel reparto di urologia lo scorso 6 dicembre per essere sottoposto ad un intervento chirurgico programmato per la rimozione di un calcolo al rene. Il giorno 11 dicembre l’intervento viene eseguito dai sanitari e dopo due giorni, il 13 dicembre, il paziente viene dimesso. Secondo quanto ricostruito nella denuncia presentata dal fratello dell’uomo al posto di Polizia dell’ospedale leccese, l’intervento non sarebbe andato a buon fine, tant’è che i medici di urologia avrebbero programmato un nuovo ricovero, a distanza di circa un mese, per un secondo intervento.

Varratta però, tornato a casa dopo le dimissioni avrebbe continuato a star male, manifestando una febbre alta che andava sempre a peggiorare sino a raggiungere la temperatura di 41 gradi. Lunedì 18 dicembre quindi, considerato il peggioramento delle condizioni di salute, il 54enne fu costretto ad un nuovo ricovero in ospedale, con accesso in pronto soccorso e successivo trasferimento nel reparto di urologia, dove era già stato paziente. A distanza di 3 giorni, il 21 dicembre, l’improvviso decesso dell’uomo per un arresto cardiaco. Da qui i dubbi e la decisione della famiglia di denunciare l’episodio e affidarsi all’avvocato Cramis per chiedere alla Procura di Lecce l’apertura di un’inchiesta.

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 Sport e solidarietà per il Natale dello Juventus Club Carmiano. L’associazione di tifosi bianconeri per il secondo anno consecutivo ha rivolto un pensiero ai più piccoli, donando al reparto di pediatria dell'ospedale “Santa Caterina Novella” di Galatina 2 televisori, 3 scalda biberon, e diversi album da colorare, colori e lavagnette magiche per la gioia dei piccoli pazienti.
 
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Vuoi gustare il sushi in un ambiente elegante e raffinato? Vieni al Burlesq sushi, a Carmiano (Le), il ristorante che ti offre oltre 100 piatti diversi, preparati con ingredienti freschi e di qualità. Nel Burlesq sushi troverai eccellenti antipasti, hosomaki, temaki, nigiri, sashimi, tartare, gunkan, insalate-poke, uramaki e molto altro. Potrai accompagnare i tuoi piatti con una selezione di vini e bollicine. E per concludere in dolcezza, non perderti i deliziosi dessert della casa. Il Burlesq sushi è il luogo ideale per una cena romantica, un incontro di lavoro o una serata con gli amici. Prenota ora il tuo tavolo o scopri il nostro menu anche sui social.
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Incidente stradale con feriti ieri pomeriggio intorno alle 16 a Carmiano. Due i mezzi coinvolti: Lancia Musa condotta da una 39enne di Carmiano, con all’interno due bambini di 2 e 11 anni, e un pulmino Opel con alla guida un uomo di Nardò di 47 anni. L’impatto tra i mezzi è avvenuto all’altezza dell’intersezione tra via De’ Messapi e via Sagrato. Ad avere la peggio nello scontro gli occupanti dell’auto, per cui è stato necessario l’intervento dei sanitari del 118. I due minori, visitati dai sanitari, sono stati trasportati in codice giallo in ospedale a Lecce per ulteriori accertamenti, ma le loro condizioni non destano preoccupazione. Per i rilievi planimetrici necessari a stabilire l’esatta dinamica del sinistro stradale sono intervenuti gli agenti di Polizia locale.
 
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Le associazioni Laboratorio Sociale n°38 e Ritmo Binario ospitano oggi alle 19, Adriano Nuzzo e la sua esperienza di solidarietà nella cornice culturale del Casello della Cupa.

L’incontro con il fondatore del progetto “We Africa to Red Earth” - www.weafrica.org - ha lo scopo di far conoscere la missione umanitaria, che dal 2015 supporta il popolo burkinabé, e sostenerla con un piccolo contributo.

Adriano è un idraulico salentino che, guidato dai passi del missionario Umberto Trapi, porta in Africa aiuto concreto mediante la realizzazione di pozzi d’acqua, di cui il continente ancora oggi scarseggia. “Non piove come dovrebbe. – dicono le parole di Adriano in un’intervista - Il livello dell’acqua nella terra scende di anno in anno e arriverà il momento in cui non riusciremo a fare più manualmente i pozzi. È una terra secca, molto arida: finché possiamo continueremo così, poi ci inventeremo qualcosa. Porteremo pannelli solari o le pompe elettriche. Un pozzo deve essere mantenuto, riparato, può durare quattro, cinque anni senza riparazione ma altre volte dopo un anno e mezzo siamo dovuti intervenire.”

Il suo progetto, tra sacrificio e amore per il prossimo, si pone l’obiettivo di dare la possibilità a tanti bambini e ragazzi di sognare e migliorare le proprie condizioni di vita. Oltre alla costruzione di pozzi, infatti, “We Africa to Red Earth” si impegna nella distribuzione di cibo, nel finanziare asilo e scuola pubblica, a sostenere vedove e orfani mediante adozioni a distanza.

Quella di Adriano e della sua famiglia è una piccola realtà che muove i suoi passi alla luce del sole, di cui potremo ascoltare la testimonianza e sostenere il cammino alle ore 19 presso il Casello della Cupa a Carmiano.

Contributo aperitivo: 10 euro

Per info e prenotazioni: 3292242131 – Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

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Un albero di Natale dedicato ai bambini che non ci sono più. L’iniziativa realizzata nel cimitero di Seveso in Brianza e Ivrea in Piemonte, è della ditta pugliese, Berlor, attualmente responsabile dell’appalto per la manutenzione cimiteriale nei comuni interessati.
L’azienda (con sede a Carmiano) guidata dall’imprenditore Antonio Bergamo, ha voluto così rivolgere un pensiero ai “piccoli angeli” e alle loro famiglie. “Un’iniziativa spontanea – spiegano da Berlor - per rendere omaggio agli angeli seppelliti. Non rientra tra le attività del capitolato d’appalto, ma grazie anche al supporto e alle amministrazioni locali abbiamo voluto realizzare questo piccolo dono, semplice ma speciale per l’anima di ognuno. Da Fiorano Modenese a Seveso, da Segrate a Nizza Monferrato e Genova, nei cimiteri dove c’è la Berlor c’è un albero di Natale”. Un gesto, carico di sensibilità e devozione, che anche i cittadini sembrano aver apprezzato.
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Venerdì, 08 Dicembre 2023 20:02

Carmiano: giallo sul ferimento di un uomo

Giallo a Carmiano sul ferimento di un uomo di 63 anni, ritrovato in casa sanguinante all'addome da alcuni familiari. Forse un tentativo di suicidio.

L'allarme è scattato questa mattina intorno alle 8.30, a cui ha fatto seguito la chiamata dei parenti dell'uomo alla centrale operativa del 118. Il 63enne sanguinante e stordito, in un primo momento non ha saputo spiegare le cause della ferita. Poi dopo le cure dei sanitari ha raccontato di essersi autoinflitto il taglio all'addome con un coltello da cucina. Il ferito è stato quindi condotto in ospedale a Lecce per ulteriori accertamenti. Non è in pericolo di vita. Sul posto anche i carabinieri della locale stazione per i rilievi e verificare la versione dei fatti raccontata dal 63enne.

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Il contesto storico                                                       
Il culto dell’Immacolata a Carmiano è legato alla fondazione di una chiesetta fuori dal centro abitato eretta molto verosimilmente nell’ultimo decennio del XVI secolo in seguito al ritrovamento di un’immagine mariana ritrovata nel territorio circostante. Una circostanza -che nel Salento e nel Mezzogiorno d’Italia si ripete in più parti, lasciando una scia miracolistica sull’evento- tramandata per diversi anni per via orale e solo dalla metà del XVII secolo riportata nei documenti canonici in occasione dell’inaugurazione della nuova chiesa mariana (quella attuale) progettata e realizzata dall’architetto Giuseppe Zimbalo prima di lasciare Carmiano per trasferirsi stabilmente a Lecce.
L’antefatto
Il racconto segue un canovaccio noto e consolidato nella letteratura religiosa. Il ritrovamento in pozzi, cunicoli, terreni abbandonati di un’immagine mariana si situa sul crinale temporale del Concilio di Trento, quando l’intero Salento passa sotto il diretto controllo romano dopo un passato in cui lo legava strettamente alla chiesa di Bisanzio. Il ritrovamento risponde ad un cliché usato e abusato che ricorda le lotte iconoclaste contro le immagini sacre nel periodo bizantino. Una risposta plateale alla tradizione ellenofona che si vuole cancellare con il recupero e lo svelamento di tante tele gelosamente nascoste per evitare la loro distruzione. L’avvenuta e irreversibile obbedienza alla chiesa romana si celebra anche con l’esposizione di queste immagini mariane che non avevano trovato nel periodo precedente accoglienza in alcun luogo sacro. Da qui la necessità di fornire una chiesa, un’edicola o una “chiesucola” che possa ospitare queste immagini sacre per alimentare la devozione dei fedeli. Tutto parte da una leggenda dal sapore miracolistico. Si racconta che a Carmiano il trasporto della effigie mariana, ritrovata in un pozzo della campagna limitrofa, avviene su un carretto trainato da due buoi con destinazione la chiesa madre intitolata a Maria SS. Assunta (demolita colpevolmente nel 1961 per trasformare lo spazio sacro nell’attuale sede del Comune e di una Banca), chiesa aperta al culto nel 1560. A poche centinaia di metri dal paese, sulla via che porta a Villa Convento, il carretto trainato dai due buoi si impantana dentro una melma di fango, accumulatosi dopo diversi giorni di pioggia, da impedire il cammino. Le ripetute frustrate ai due buoi non sortiscono gli effetti desiderati, anzi finiscono per spezzare i legamenti con il carretto che rimane bloccato, senza andare né avanti né indietro, cadendo dentro una vera e propria sabbia mobile. L’impossibilità di proseguire il percorso e di raggiungere la meta prefissata vengono interpretati dalla pietà popolare come un segno divino e considerare quel sito come quello prescelto dalla stessa Vergine Maria per ricevere una degna accoglienza. Contro il parere del clero della parrocchia, ostile alla nascita di una devozione fuori dal recinto sacro di sua pertinenza, il reperto mariano resta custodito dove temporaneamente si è impantanato. Nei mesi successivi per iniziativa popolare si pone mano alla costruzione di un piccolo edifico sacro, una sorta di “chiesucola”, dove viene collocata l’immagine mariana ritrovata per essere esposta alla devozione dei fedeli. Nel giro però di pochi decenni la “chiesucola” si rivela piccola e inadeguata per contenere il flusso crescente dei pellegrini e per assicurare le principali funzioni liturgiche. Si decide così di costruire a ridosso del primitivo edificio sacro una nuova chiesa mariana, quella oggi esistente, aperta ufficialmente al culto nel 1654.
L’esplosione devozionale e l’adozione del patronato civico
La piena funzionalità della nuova chiesa mariana alimenta produce un’esplosione devozionale inaspettata a largo raggio. Il culto dell’Immacolata non solo coinvolge l’intera comunità di Carmiano, ma tocca estesamente anche i centri limitrofi, divenendo nella seconda metà del Seicento il più attrattivo e partecipato della zona. La chiesa extraurbana dell’Immacolata si pone nei circuiti del sacro come un polo di pellegrinaggio locale di primaria importanza. L’immagine mariana gelosamente custodita sull’altare barocco dello Zimbalo diventa una meta agognata e ricercata con una frequenza impressionante da fedeli di diverso ceto sociale e di diversa provenienza geografica. Si registrano numerosi fatti straordinari (ritenuti veri e propri miracoli), attribuiti alle qualità taumaturgiche dell’immagine mariana. L’intenso fervore devozionale favorito e accresciuto da improvvise guarigioni spinge il popolo a chiedere l’adozione del protettorato civico, prima riconosciuto in forma solo ufficiosa alla Vergine dell’Assunta, titolare della chiesa matrice. Il clero parrocchiale però si mostra ostile a questo passo, non solo per non perdere la centralità acquisita nella promozione cultuale, ma anche perché escluso dalla gestione della chiesa mariana, affidata sempre dal vescovo leccese a preti forestieri, che risiedono permanentemente nella casa-canonica della chiesa appositamente costruita. Ma i tempi si rivelano maturi per dare rapido approdo alla richiesta di protezione celeste. Sotto la forte pressione popolare gli amministratori decidono di accogliere la petizione popolare e di avviare le operazioni per l’adozione del patronato civico. Convocano all’inizio del XVIII secolo” in un pubblico parlamento” tutti i capo-famiglia del paese e con il loro esplicito assenso portano all’approvazione, senza alcuna riserva, dell’Immacolata a protettrice della comunità carmianese. L’atto (con l’annesso articolato delle spese a totale carico del Comune per i festeggiamenti patronali fissati nella seconda domenica di agosto) viene trasmesso al clero capitolare della chiesa madre per essere inoltrato al vescovo per le opportune vidimazioni canoniche, di acquisire cioè la piena ufficialità religiosa prima di essere trasmesso alla Sacra Congregazione dei Riti, organo della Curia romana autorizzato a concedere la conferma definitiva.
Nulla di tutto questo avviene. Il clero parrocchiale non si mostra collaborativo, i vescovi della diocesi, seppure informati, non danno seguito al percorso istruttorio, nessuna carta arriva a Roma per l’approvazione finale. Il protettorato dell’Immacolata sopravvive per inerzia, per volontà esclusiva della pietà popolare che rimane attaccata al culto mariano senza attendere ulteriori riscontri dalle autorità religiose. Da parte sua il clero parrocchiale si prende la sua rivincita qualche decennio dopo, formalizzando a fine Settecento il patronato civico di san Vito martire, contrapposto a quello mariano ormai predominante, al fine di recuperare spazi nella gestione del sacro irrimediabilmente perduti. 
Il dogma dell’Immacolata e la nascita della confraternita
Il culto dell’Immacolata si consolida con il dogma della Concezione emanato da papa Pio IX nel 1854, ma a Carmiano riceve un ulteriore impulso per l’entrata in scena di una nuova associazione religiosa. Due anni prima, nel 1852, presso la chiesa mariana viene istituita l’omonima confraternita per iniziativa di un gruppo di devoti che già da tempo si occupano dell’organizzazione della solenne processione della seconda domenica di agosto. Una ricorrenza devozionale quest’ultima legata al patronato civico assunto nel primo Settecento, ma parzialmente oscurata dopo la promulgazione del dogma, quando la tradizionale processione mariana viene spostata in via definitiva all’8 dicembre di ogni anno, festività dell’Immacolata Concezione. Questa data resta fondamentale nella vita della confraternita, a cui viene delegato il compito liturgico di assicurare la novena, la predicazione del triduo e di organizzare la solenne processione nel paese. Come primo priore della confraternita mariana viene eletto Felice Lecciso, che risulta anche proprietario della statua utilizzata per le processioni. Il Lecciso riesce abilmente a far assumere al suo simulacro un valore taumaturgico, a cui l’intera comunità carmianese tende progressivamente a riconoscersi, affezionandosi in maniera morbosa e passionale. Approfittando di questo ampio riscontro popolare il titolare della statua incorre in diversi atti disdicevoli, scantonando spesso in ricatti e soprusi che alla lunga esplodono in aspri e interminabili conflitti. L’uso privato del simulacro mariano tra il 1854 e 1855 non conosce limiti, con esagerazioni intollerabili, legate ad indebite appropriazioni di denaro. La statua viene strumentalmente portata in processione di casa in casa dei malati e dei devoti che ne fanno richiesta. Con maldicenze inevitabili che corrono di bocca in bocca. Il Lecciso, in qualità di priore, raccoglie offerte e doni in metallo prezioso senza mai dare conto agli altri “ufficiali” della confraternita. Una situazione insostenibile che ben presto porta ad un redde rationem all’interno dell’associazione laicale con la decisione unanime dei confratelli di togliergli la fiducia e di privarlo della responsabilità gestionale.
Un conflitto che dura dieci anni
Allontanato dalla confraternita il Lecciso si vendica negando la statua di sua proprietà per le processioni mariane, concedendola eccezionalmente solo per la festività dell’8 dicembre. La confraternita non accetta il ricatto e commissiona una nuova statua in cartapesta dell’Immacolata ad una bottega leccese. La nuova statua confraternale fa il suo ingresso pubblico nel paese in occasione della processione dell’Immacolata dell’8 dicembre 1857, scatenando un putiferio, una vera rivolta popolare. Al grido “abbasso la congrega, vogliamo la Madonna Nostra” (con riferimento alla statua di proprietà del Lecciso) un consistente gruppo di facinorosi blocca la processione, chiudendo anzitempo il rito religioso. La sollevazione popolare si ripete puntualmente in ogni ricorrenza liturgica di carattere mariano, spingendo il sindaco ad imporre al priore della confraternita, Luigi De Monte, il ritiro del simulacro sacro. Ma neppure questo basta per riappacificare gli animi se il 29 novembre del 1858, data di inizio della novena, una marea di gente si riversa sulle strade del paese per contestare la nuova statua della confraternita. La folla si muove minacciosa verso la chiesa extraurbana dell’Immacolata, chiedendo espressamente la soppressione della congrega mariana. La situazione rischia di precipitare in una rivolta permanente, costringendo l’Intendente della provincia ad inviare per sedarla una nutrita guarnigione militare. L’ordine pubblico nel paese è messo a dura prova. Carmiano diventa teatro di un conflitto religioso difficile da spegnere. Il sindaco del tempo Gaetano Gustapane propone un compromesso, quello di una nuova statua mariana commissionata dal Comune in sostituzione di quelle del Lecciso e della confraternita, soluzione che non trova però l’approvazione delle fazioni in lotta. Il contenzioso si allarga su altri aspetti, quali quelli sul ruolo gestionale esercitato dalla confraternita e sul diritto di patronato della chiesa, con esiti che restano incerti fino al 1864, quando per iniziativa del prefetto di Lecce Enrico Lupinacci e del sindaco di Carmiano si decide di concedere al Lecciso in comodato d’uso un “tratto di suolo per costruire una cappella come ricovero della sua statua” per la cui utilizzazione si prescrive l’osservanza di precisi adempimenti. Da parte sua il vescovo di Lecce tramite il vicario capitolare Carmelo Cosma firma l’interdizione canonica delle due statue, quella del Lecciso e della confraternita, approvando quella dell’amministrazione civica, atto che riconosce in via definitiva la chiesa dell’Immacolata di patronato comunale e la facoltà della parrocchia locale di esprimere il rettore spirituale.
Una disposizione che non trova però una puntuale e duratura applicazione. La statua del Lecciso per quieto vivere continua ad essere utilizzata nelle processioni mariane anche nei decenni successivi, ma il simulacro originale (quello appellato dalla folla inferocita nel 1857 come “Madonna Nostra”) che aveva generato un conflitto interminabile scompare dall’orizzonte religioso locale, cancellato da un incendio divampato di notte per la caduta di una candela. L’attuale statua dell’Immacolata, che sostituisce la prima, risale al 1931 allestita sulle sembianze della vecchia da una bottega leccese, ma adornata di abiti sempre cangianti che negli ultimi anni sono apparsi di raro pregio. 
 
Mario Spedicato
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Entrano nel vivo i festeggiamenti per la Madonna Immacolata a Carmiano. E come tradizione la comunità locale si prepara a vivere i riti solenni a devozione della Patrona del paese. Rito religioso con l’arcivescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia. Eventi civili a cura del comitato festa, confraternita dell'Immacolta, gruppo "Fabbrica dell'Immacolata", in collaborazione con gruppo Scout Carmiano 1 e Comune di Carmiano. Ecco il programma delle tre giornate clou: 6-7-8 dicembre.
 
MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE
Solenne Novenario presso la Chiesa dell’Immacolata.
Ore 20.00 presso il giardino dell’Immacolata: Inaugurazione del “villaggio di San Nicola”. Arrivo di San Nicola a cavallo, consegna dei doni ai bambini, magia, giocoleria e clown.
 
GIOVEDÌ 7 DICEMBRE
Solenne Novenario presso la Chiesa dell’Immacolata.
Dalle ore 10.00 alle ore 12.00 consegna della tradizionale “Puccia Benedetta” ai fedeli presso la Chiesa dell’Immacolata. Al termine della celebrazione eucaristica serale in apertura dei festeggiamenti artistica bengalata in Largo Immacolata.
Dalle ore 18.00 su Via Immacolata Mercatini di Natale.
Dalle ore 20.00 nel giardino dell’Immacolata Sagra te “La Puccia te la Matonna” con pittule, vino e allegria a cura del gruppo volontari “La Fabbrica dell’Immacolata” e gruppo Scout “Agesci Carmiano 1”.
Ore 20.30 i “Tamburellisti di Otranto” in concerto.
 
VENERDÌ 8 DICEMBRE: Festa dell’Immacolata
Il suono festoso delle Campane e lo scoppio di una fragorosa salve mattutina saluterà il giorno della Festa Patronale.
Ore 7.00/ Ore 8.00: Solenni celebrazioni eucaristiche presso la Chiesa dell’Immacolata.
Ore 9.00: Solenne processione mattutina per le vie del paese con la partecipazione delle Autorità Civili, Militari, Religiose e del Concerto Bandistico di Trepuzzi. Itinerario: partenza dalla Chiesa dell’Immacolata, via Villafranca, via Novoli, via della Pace, via G. Parini, via don Donato Franco, via Veglie, via Damiano Chiesa, via Quasimodo, via Leverano, via N. Machiavelli, Via G. Ferraris, via Firenze, via don Alessandro Niccoli, via Montenero, via piazza A. Diaz, via XXV luglio, via Cesare Battisti, piazza Assunta, via immacolata. Al rientro della processione sul sagrato della Chiesa dell’Immacolata: Solenne Celebrazione eucaristica presieduta da Monsignor Michele Seccia, arcivescovo di Lecce. Al termine omaggio floreale da parte del Sindaco alla Santa Patrona e omaggio in canto con la soprano Elena Mignone.
Ore 16.00: Omaggio dei rioni di Carmiano e Magliano alla Vergine Immacolata. Corteo storico rievocativo del ritrovamento del miracoloso affresco della Madonna da piazza Armando Diaz a Largo Immacolata con cavalli, traini e figuranti in abiti d’epoca in collaborazione con il circolo Ippico di Carmiano “Crazy Horse” la partecipazione di Sbandieratori e Musici della Deputazione di San Vito Martire di Lequile.
Ore 18.00: Solenne Celebrazione Eucaristica del Patrocinio e Atto di affidamento alla Madonna del popolo di Carmiano. Ore 20.00 in Zona “Casello della Cupa” Spettacolo di fuochi d’artificio.
Ore 20.30 in Largo Immacolata Spettacolo di cabaret con i “Malfattori”.
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