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Martedì, 07 Maggio 2024
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Il dolore della tragedia alleviato dal miracolo della fede. Il cuore di suor Nicoletta, una delle 10 consorelle della congregazione salesiana dei Sacri Cuori, presenti nel pullmino uscito fuori strada domenica sera sull’A16, di rientro in Puglia da un ritiro spirituale a Formia, è tornato a battere nella notte. La religiosa data per deceduta a seguito del sinistro, è stata strappata alla morte dopo lunghe e frenetiche ore, in cui i medici dell’ospedale “Casa sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo hanno fatto di tutto per ristabilire le funzioni vitali gravemente compromesse nell’impatto del pulmino contro il guardrail dell’autostrada, nel tratto tra Candela e Cerignola. A perdere la vita invece nel tragico incidente stradale sono state le suore Verene Nyiranduhuye, Candida Lubello e Mara Leone. Le tre religiose risiedevano nell’istituto “Filippo Smaldone” di Bari.

Una tragedia improvvisa che ha colto l’attuale superiora generale delle Salesiane dei Sacri Cuori, Madre Lucia Neve Ingrosso e le consorelle delle varie sedi del sud Italia durante l’ora di preghiera del pomeriggio, lasciando dolore e sgomento. Sette invece le suore rimaste ferite e trasportate negli ospedali di Foggia, Cerignola e San Giovanni Rotondo. Tra queste anche suor Ines De Giorgi, ex madre superiore dell’Istituto leccese con sede a San Cesario e attuale presidente dell’associazione di volontariato collegata alla congregazione, dimessa ieri mattina dall’ospedale di Foggia dove era stata ricoverata dopo l’incidente. Il ricordo della tragedia dell’altra sera è ancora nitido nell’anziana donna. La religiosa si trovava seduta davanti, sul lato passeggero accanto a suor Andreina che era alla guida del mezzo. La tragedia ha colto le dieci consorelle lungo il tragitto di rientro a casa: le suore viaggiavano in direzione Bari a bordo di un minibus del loro istituto religioso dopo aver trascorso alcuni giorni nella casa di preghiera “Filippo Smaldone” di Formia per i periodici esercizi spirituali. Avevano deciso di anticipare la partenza a domenica, invece che attendere il lunedì mattina per evitare i possibili disagi che si sarebbero potuti incontrare sulla via del ritorno a causa degli scioperi annunciati dagli autotrasportatori.

“Durante il tragitto, forse a causa dello scoppio di uno pneumatico, il pulmino ha iniziato a zigzagare sull’asfalto – ricorda suor Ines – e poi è andato a sbattere violentemente contro il guardrail, finendo la corsa in una scarpata. C’è stato un boato fortissimo e poi il buio. Mi sono ritrovata incastrata nell’abitacolo a testa in giù con suor Andreina addosso – aggiunge suor Ines. Non riuscivo a muovermi, ma dai vetri rotti del mezzo intravedevo le luci delle sirene dei primi soccorritori e poi forti urla di dolore. Ho capito subito la gravità dell’incidente in cui eravamo rimaste coinvolte”. Attimi lunghissimi in attesa dell’intervento di vigili del fuoco e personale del 118. “Nell’impatto per fortuna non ho riportato gravi ferite –spiega la madre superiore - quindi la precedenza è andata alle consorelle più gravi. Sono stata estratta dal mezzo per ultima, circa due ore dopo l’incidente, ma avevo sentito tutto e le immagini della tragedia sono ancora fisse nella mente. Tre consorelle non ci sono più, ma le vittime potevano essere molte di più”. Chiaro e commesso il riferimento della religiosa alle tre sorelle decedute. “Verene così giovane ed entusiasta della sua missione era venuta in Italia come educatrice dei bambini. Candida per tantissimi anni al servizio dell’ospedale pediatrico Giovanni Paolo XXIII e Mara, educatrice e assistente delle persone mute. E’ un dolore fortissimo – prosegue suor Ines – perdiamo tre consorelle esemplari. Sono distrutta – conclude la suora - resterò qui a Foggia per partecipare ai loro funerali”.

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Si è svolta questa mattina la cerimonia di presentazione e consegna dell’umanizzazione pittorica della TAC del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Lecce. A tagliare il nastro l’assessore regionale Alessandro Delli Noci e il commissario della nascente Azienda Policlinico universitario “Vito Fazzi” di Lecce, dott. Stefano Rossi; mentre a benedire l’opera è stato S.E. Monsignor Michele Seccia, arcivescovo metropolita di Lecce. Erano, inoltre, presenti il Direttore Generale di ASL Lecce, dottor Rodolfo Rollo, il direttore amministrativo, Antonio Pastore, il direttore sanitario Roberto Carlà e il direttore Leo, neo direttore sanitario del nosocomio leccese.

L’intervento di umanizzazione è stato progettato dalla graphic designer Sally Galotti, già disegnatrice Disney ed è frutto di una consolidata attenzione verso l’umanizzazione delle cure e degli spazi ospedalieri da parte dell’Associazione Cuore e mani aperte OdV, presieduta da Don Gianni Mattia, da più di venti anni cappellano del Presidio ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce.

“Questa nuova tac, fortemente voluta dalla Direzione strategica dell’Azienda, che ringrazio, è uno degli ultimi ritrovati tecnologici, infatti consente nei pazienti lo studio radiologico con tomografia computerizzata del cuore e dell’albero coronarico. E questo è un traguardo che a cascata ne porterà tanti altri” dice Luigi Quarta direttore del Dipartimento di Diagnostica per immagini di Asl Lecce – “Questo macchinario, con i suoi potentissimi software, consente l’acquisizione in tempi rapidissimi della prestazione radiologica e questo comporta una riduzione dei tempi di esecuzione dell’esame e delle fasi di refertazione. Questa apparecchiatura in particolare permette un utilizzo a basse dosi ionizzanti e anche questo non è un aspetto di poco conto. Noi eravamo abituati a una Radiologia grigia, le sale di diagnostica avevano le stesse pareti bianche, i soliti arredi che non umanizzavano l’aspetto dell’accoglienza nei confronti del paziente. L’aiuto della Associazione “Cuore e mani aperte” OdV, del loro fondatore e presidente Don Gianni Mattia, e del vice presidente Franco Russo, ha consentito, con un impegno economico notevole l’umanizzazione pittorica di questa sala”. L’assessore regionale allo sviluppo economico, Alessandro Delli Noci, ha definito straordinario il tema della umanizzazione delle cure, sottolineando l’impegno in tal senso da parte dell’associazione “Cuore e mani aperte”. Per il commissario Rossi, “L’ umanizzazione delle cure non è un “di cui” della prestazione sanitaria è l’ “in sé” della prestazione sanitaria. Noi amministratori purtroppo presi dai numeri, dal vorticoso quotidiano, spesso ci dimentichiamo di questo. Ringraziamo quindi l’associazione che deve essere di pungolo per ricordarcelo e don Gianni lo ha fatto anche oltre i confini provinciali qualche volta, infatti sono arrivate anche a me le sue sollecitazioni. Il ritorno in termini di salute della umanizzazione è enorme. Quindi concentriamoci su questo”.

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Lunedì, 31 Gennaio 2022 18:59

Un giorno tra Pronto soccorso e 118

Il suono delle sirene delle ambulanze in arrivo in ospedale si unisce a quello dei telefoni del 118 che squillano ripetutamente. E' un sabato mattina, la quiete che si percepisce all’esterno del “Vito Fazzi” di Lecce è solo apparente. Basta fare un passo all’interno per accorgersene. Nel pronto soccorso covid e nella centrale operativa del 118, non c’è tregua. Si corre. Si cerca una soluzione per liberare un’ambulanza o trovare un posto letto disponibile. Omicron continua ad avanzare, la diffusione dei contagi non si arresta e le richieste d’intervento si susseguono durante tutto l’arco della giornata. Intorno alle 12, l’orario di punta. I 36 mezzi di soccorso, tra ambulanze e auto mediche sono già tutte fuori per attività, ma i terminali continuano a squillare, oltre 20 le persone in attesa di soccorso. Il sistema soffre, il personale è in affanno. Le soluzioni non sempre sono immediate. A volte si deve ricorrere anche all’intervento dei vigili del fuoco per dare supporto ai sanitari in difficoltà per completare un ricovero di soggetti fragili.

Pochi metri separano la centrale operativa del 118 dal pronto soccorso. I due presidi, in prima linea nelle emergenze urgenze, messi sotto pressione dalla quarta ondata covid, che toglie il fiato e complica anche le richieste di cura dei malati cronici e dei casi oncologici. Il passaggio obbligato per tutti è l’area del triage. Qui si svolge il tampone di verifica e lo smistamento dei pazienti. In base all’esito, se il test è negativo arriva l’ok per l’area pulita, da raggiungere attraverso un lungo corridoio sul lato destro. A metà strada una stanzetta di pochi metri destinata da alcuni giorni ai codici rossi. Più avanti, i casi bianchi, verdi e gialli. Se invece l’esisto del tampone è positivo si svolta a sinistra, per la zona covid. Un cartello sulla porta serve a ricordare la distinzione e avvertire i più distratti. In pronto soccorso si continua a lavorare a ritmi elevati, medici e infermieri si danno il cambio sui pazienti in osservazione. A volte qualche incomprensione, la stanchezza sopraggiunge e si rischia l’errore. Nel corridoio un’anziana sulla barella attende il suo turno e l’esito del tampone.

“L’insufficienza di personale si riflette sull’attività quotidiana – osserva un medico. Siamo in difficoltà da tempo, ma ora è tutto più evidente perché il covid ha messo a nudo le carenze del sistema sanitario. Purtroppo il virus corre anche in corsia e circa il 20% della forza lavoro è costretta in quarantena. In questa cornice – aggiunge il dottore - i reparti covid sono quasi saturi e i pazienti restano in pronto soccorso o in ambulanza ad attendere il loro turno”. Il numero dei ricoveri registrati ieri al “Fazzi”, infatti, non lasciano tempo per rifiatare: 137 i positivi nei reparti a fronte di 5 decessi. Area medica covid (medicina e pneumologia) sold out, mentre l’area critica ha ancora pochi posti disponibili nel reparto di rianimazione. Mentre in attesa di un posto letto, da 24/36 ore, ci sono ancora 12 pazienti.

Qualche passo indietro e fuori dall’area off-limits per il covid, la tensione tra i sanitari diminuisce e i movimenti sono meno frenetici. Nell’area pulita del pronto soccorso alcuni anziani prendono posto sulle sedie, non sono in tanti, ma aspettano il loro turno in compagnia dei familiari e ogni barella che passa è guardata con sospetto. “Speriamo bene – sussurra un anziano – siamo qui per curarci ma il rischio contagio spaventa e non lascia esenti neppure gli ambienti ospedalieri”. Contemporaneamente le ambulanze continuano ad entrare ed uscire dal presidio ospedaliero leccese. In sosta, davanti all’ingresso del pronto soccorso, ce ne sono ancora quattro. La prima ad avere l’opportunità di “sbarellare” il paziente è ferma da circa 2 ore. L’autista, avvolto nella tuta bianca da inizio turno, è esausto. “Lavoriamo senza sosta – chiarisce l’operatore – la situazione a bordo delle ambulanze è difficilissima. Le richieste d’intervento ogni giorno sono numerose, ma le nostre forze sono al limite. La presa in carico e la consegna dei casi covid poi richiede una procedura particolare. In ospedale purtroppo i posti letto sono saturi e per questo all’esterno dei pronto soccorso si creano lunghe code che ci obbligano ad attese interminabili, che mettono a rischio anche la nostra salute. Ma non finisce qui – aggiunte l’autista - una volta consegnato il paziente, è il turno della sanificazione del mezzo. Se l’apparecchiatura del “Fazzi” è libera, occorrono ulteriori 20 minuti, altrimenti siamo costretti ad andare a Galatina, sprecando tempo ed energie che potrebbero essere utili sul territorio per altri interventi”.

Il tempo scorre e le richieste di soccorso si accavallano. Si è fatta sera, ma il circuito d’intervento non si ferma. La luce artificiale dell’illuminazione pubblica si riflette su quella delle sirene dei mezzi di soccorso, ancora una volta lanciati in interventi tra emergenze e pandemia.

A.T.

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Questa mattina, presso la caserma “Nacci” di Lecce, il Colonnello Francesco Serafini ha ceduto la guida del reggimento “Cavalleggeri di Lodi” (15°) al parigrado Lorenzo Urso.

Alla cerimonia, presenziata dal Generale di Brigata Luciano Antoci, Comandante della Brigata meccanizzata “Pinerolo”, erano presenti il Prefetto di Lecce, Dott.ssa Maria Teresa Trio, l’Arcivescovo metropolita di Lecce, Mons. Michele Seccia, il Gonfalone della città, i Medaglieri delle locali sezioni Combattentistiche e d’Arma e le massime Autorità civili e militari.

Durante il periodo di comando del Colonnello Serafini il reggimento è stato impegnato in più contesti, tra i quali l’Operazione “Strade Sicure”, con l’implementazione del Raggruppamento “Puglia e Basilicata” il cui dispositivo, durante la prima fase dell’emergenza sanitaria tuttora in corso, è stato riarticolato per far fronte alla richiesta di supporto per il contrasto della diffusione del COVID–19 nelle città di Bari, Taranto, Brindisi e provincia, Barletta, Andria, Trani e Potenza.

Uno dei momenti più importanti e significativi del periodo di comando del Colonnello Serafini è stata la riconfigurazione del 31° reggimento carri nell’attuale reggimento di Cavalleria “Cavalleggeri di Lodi” (15°), ufficializzata con una sentita cerimonia.

Il Colonnello Francesco Serafini andrà a ricoprire l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Scuola di Cavalleria di Lecce mentre il Colonnello Lorenzo Urso, prima di assumere il comando, è stato impiegato presso lo Stato Maggiore Esercito.

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"Bar dello sport - parola al tifoso"

Serata memorabile: era da tempo che non si godeva così al Via del Mare. Il Lecce ieri sera ha giocato una partita praticamente perfetta. Annienta il Monza di Stroppa e porta a casa altri tre punti: è la quarta vittoria consecutiva ed i giallorossi si trovano al secondo posto (momentaneo) in classifica. Quel che conta di più è però l'aver fatto il pieno di autostima e fiducia nei propri mezzi. Perché si, questa era la partita della definitiva consacrazione: la partita necessaria, avversario alla mano, per valutare di che pasta sono fatti i giallorossi di Baroni. E la serata del Via del Mare ha sentenziato come il Lecce, quando gira ed è in palla, può giocarsela e far paura a tutti.

Devastante il tridente offensivo, tutto a segno, con Di Mariano e Strefezza particolarmente sugli scudi: il 4-3-3, mascherato da 4-2-3-1 funziona ottimamente. I due funamboli del Lecce creano scompiglio e sono assisti adeguatamente (e finalmente) dai terzini: sulle qualità di Barreca non c'erano dubbi, ma che dire su Gendrey? Il francese sta conquistando tutti: una crescita semplicemente spaventosa. Ed è un 2000.

Sontuoso, come sempre, Morten: ma ormai non fa più notizia. L'abbiamo detto e scritto in tutte le salse: Hjulmand giocherà in serie A il prossimo anno, con o senza di noi.

Plauso finale alla coppia Meccariello-Lucioni: il primo si sta confermando su ottimi livelli, il secondo ha ritrovato brillantezza atletica e maggiore sicurezza. Perfetto e che coast to coast nell'azione del terzo goal: una delizia per gli occhi.

Per una volta non è mia intenzione neanche sindacare sulla vicenda Rodriguez: sarebbe inopportuno (in questo momento).

Ora 15 giorni di riposo, con uno sguardo alla nostra Nazionale, prima di ricatapultarci sul campionato: la trasferta di Ascoli attende. E quanto a noi tifosi: teniamo a bada l'entusiasmo. Equilibrio, sempre.

Up Gendrey, Di Mariano, Lucioni, Hjulmand

Down nessuno

Emanuele Spagnolo

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“Il bar dello sport – parola al tifoso”

Quel che accaduto questo pomeriggio al "Tombolato" di Cittadella ha del miracoloso: non solo perché il Lecce inanella il terzo successo consecutivo, ma soprattutto perché questo arriva a Cittadella, proprio quel campo da sempre stregato per i giallorossi. Una vittoria per il tifoso giallorosso paragonabile ad uno dei tanti miracoli descritti nella Bibbia (non si offendano i credenti): i giallorossi non avevano mai battuto il Cittadella in tutta la loro storia!

Veniamo alla gara: solito 4-3-3, con la novità Bjarnason in mezzo alla difesa e Olivieri esterno alto. Il "Citta" parte a mille: il Lecce è totalmente in bambola nei primi cinque minuti e potrebbe capitolare due volte a cavallo tra il primo e il terzo minuto di gioco. I padroni di casa, nonostante gli addii di Iori, Proia e Gargiulo (venuto da noi), si dimostrano squadra di livello: pressing alto, belle trame di gioco. Il Lecce come al solito soffre: sono tanti i lanci lunghi senza esito. Bjarnason, per quanto pulito, in fase di impostazione è altamente rivedibile. Con Meccariello il registro cambierà drasticamente. Nonostante tutto il Lecce riesce a passare in vantaggio al termine di una bella azione orchestrata da Olivieri, Hjulmand e Di Mariano, che permettono a Coda di battere a rete a porta vuota. Il Cittadella cala, il Lecce prende maggior campo. Ma a fine primo tempo arriva puntuale come un orologio svizzero la "cappellata", lo "svarione", la "papera" difensiva: il Cittadella, dopo un gol giustamente annullato al 46esimo, dopo 30 secondi ri-segna. Incredibile ma vero: sembra di essere su Scherzi a Parte.

Da qui però, il Lecce cambia registro. A dimostrazione di come, nonostante tutto, questa stia diventando una vera squadra e di come mister Baroni stia iniziando a prendere piena dimestichezza dei potenziali a disposizione. Nella ripresa, infatti, il mister finalmente cambia qualcosa a livello tattico: inserisce Meccariello per permettere anticipi e ribaltamenti di campo più rapidi, Rodriguez e poi Blin. 4-2-3-1. Il Lecce è più pericoloso, attacca meglio, si difende con criterio: ottima la prova di Blin in mediana, a suo agio con Hjulmand accanto. Rodriguez crea scompiglio e spazi, permettendo a Di Mariano di concludere da solo in porta e a Coda di essere molto più a suo agio. Alla fine il Cittadella si sgonfia come naturale aspettarsi.

La vince il mister questa partita: è giusto dare a Cesare quel che è di Cesare. Conosceva le caratteristiche di questo ostico avversario, ha sfruttato al massimo le opportunità offerte dalla panchina, avendo anche il coraggio di cambiare scacchiere tattico in corso d'opera. Risultato finale 1-2.

Vincere aiuta a vincere: questo pomeriggio erano presenti 500 tifosi a Cittadella. Ce ne auguriamo almeno 10mila venerdì sera nell'anticipo contro il Monza. Per quanto ancora non convinca al 100 %, il Lecce è in crescita, vince, è momentaneamente quarto in classifica e ha ritrovato il sorriso: ora serve il nostro supporto!

Up: Di Marian,o Gendrey, Meccariello

Down: Lucioni, Gallo

Emanuele Spagnolo

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“Bar dello sport – parola al tifoso”

In passato, il Lecce aveva un calciatore di grande talento e "garra" in grado di risolvere le partite: si chiamava Ernesto Chevanton. Oggi possiamo parlare di degno erede: quell'erede è Pablo Rodriguez. Lo spagnolo è un concentrato di emozione: entra, spacca la partita, segna un goal fantastico e trascina il Lecce. Nonostante tutto. Si perché l'impressione è quella che si tratti della classica "vittoria di Pirro", in tutti i sensi: il Lecce non convince in nulla. Il 4-3-3 si dimostra modulo deleterio per le caratteristiche dei nostri calciatori: non mette in risalto le qualità e fa emergere invece quelli che sono i difetti. Calabresi è l'unico a spingere, Gallo è il fantasma di se stesso: inconcludente, presuntuoso, imbarazzante a tratti (vedasi l'assist a Corazza). Gli esterni offensivi si dimostrano particolarmente evanescenti: Olivieri è nullo, Di Mariano corre tantissimo ma non riesce mai a rendersi pericoloso. Troppo bassi e arretrati per fare il loro: puntare, dribblare, calciare. E qui le colpe inevitabilmente ricadono sul tecnico.

Su Lucioni poi non ci sono altri aggettivi: ha esaurito tutti i bonus a disposizione. L'età si fa sentire e dell'atletico difensore ammirato con Liverani due anni fa, restano le ceneri: vedere per credere il gol del vantaggio dell'Alessandria. Coda è isolato, come sempre: Gargiulo non lo supporta a dovere. A Benevento il centrocampista ha dimostrato buone doti di inserimento e di supporto, oggi completamente accantonate. Il bomber trova maggior confidenza ed un gol fondamentale, solo nel finale quando il tecnico decide di passare (e finalmente) al 4-4-2: Rodriguez inspiegabilmente lasciato in panchina contro il Benevento, viene fatto entrare sul 2-1, nella disperazione generale. Lo spagnolo ci mette poco a far vedere di che pasta è fatto (e su questo non avevamo dubbi): procura l'espulsione, all'85esimo con un'invenzione centra il 2-2. Ma soprattutto permette a Coda di essere più a suo agio: Paganini e Di Mariano fanno i quarti di centrocampo. Si inseriscono bene, soprattutto il numero 10, ottimamente supportati da Barreca e Calabresi: il Lecce è molto più pericoloso e alla fine la vince in mischia al 96esimo grazie a Coda.

Baroni salva la panchina e la faccia: l'auspicio è che questa vittoria possa far crescere il gruppo, cementificarlo. E che allo stesso tempo possa dare una sveglia al mister: si spera che allo stesso modo in cui dichiarava giorni fa di aver perso tempo con Hjulmand (come detto in conferenza), abbia finalmente capito che Rodriguez deve giocare sempre e che il modulo aziendalista voluto dall'alto è da accantonare a tutti i costi. E magari dopo quattro mesi non sarebbe neanche male. Il turno infrasettimanale svelerà l'arcano.

Up Rodriguez, Calabresi, Di Mariano

Down Gallo, Lucioni, Gargiulo

Emanuele Spagnolo

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“Parola al tifoso”

Ci attendavamo innanzitutto una prestazione degna di questa nome, dopo il nulla cosmico di Cremona e Como; ci aspettavamo di vedere una squadra degna delle ambizioni di questa piazza, un gruppo finalmente unito che lotta fino al 95esimo; non chiedevamo una vittoria, consci del grandissimo valore dell'avversario: però a fine gara il rammarico è più per i due punti persi che per altro. Il Lecce esce infatti indenne dal Vigorito di Benevento, gioca una grande partita ma sciupa tutto quello che si potrebbe sciupare: 15 tiri in porta, 1 palo, 0 gol. Incredibile.

I giallorossi ieri sera sono scesi in campo con il classico 4-3-3, molto diverso in termini di uomini da quello di Cremona e del “Via del Mare”: Gargiulo, Calabresi poi, Di Mariano, Gallo. Insomma una squadra vera, presentabile: fuori Blin, l'evanescente Helgason, il disastroso Vera. Dentro giocatori importanti, di livello, calciatori che alzano di molto il tasso tecnico della rosa. Ed infatti sin da subito il Lecce dimostra di essere una squadra forte, d'alta classifica, prendendo il centro del ring e mettendo alle corde i padroni di casa. Hjulmand ricorda Ledesma nelle giornate di grazia, Di Mariano crea scompiglio, Strefezza per quanto inconcludente, arretra e aiuta la squadra. Ottimo l'esordio di Gargiulo, che fa vedere di avere numeri da alta B: un po' troppo egoista in un contropiede, ma nel complesso prestazione sufficiente. Bene Gendrey, che sta dimostrando di adattarsi pian piano al calcio italiano: molto bene Calabresi. Ottimo giocatore il figlio dell'attore Paolo: verosimilmente sarà lui il titolare. Abbiamo riammirato anche un Gallo tirato a lucido dalla Nazionale under 21: la concorrenza con Barreca gli farà solo bene.

Veniamo ora però alle note dolenti: Coda e mister Baroni. Su Coda non si può essere troppo cattivi: ogni tanto è vittima di giornate storte e lo sappiamo. Ieri sbaglia di tutto e di più: prestazione da 4 in pagella, per un bomber del suo peso.

L'unico appunto invece che possiamo fare sul mister è quello di non aver sfruttato a fondo, cambiando anche tatticamente, il potenziale di Rodriguez: lo spagnolo, scalpitante in panchina, non ha giocato neanche un minuto. È un delitto che un giocatore di questo calibro resti in panchina per far spazio a Paganini (disastroso) o Olivieri (nullo): spero che il mister se ne renda conto. Altrimenti in nome di un modulo, neanche troppo bello, si rischia di "bruciare" quello che ha tutti i numeri per essere un campioncino: e noi non lo vogliamo proprio. Con Rodriguez ieri i punti sarebbero stati tre: ora testa all'Alessandria, tutti insieme.

Up Hjulmand, Di Mariano, Gallo

Down Coda, Strefezza, Paganini

Emanuele Spagnolo

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Si è tenuta nella Sala parrocchiale di San Giovanni Battista, la presentazione del progetto “Calcio senza confini e affini”, che, nell'ambito del bando “L'importante è partecipare”, è stato finanziato con 275mila euro da Fondazione con il Sud.

Il risultato è stato raggiunto grazie alla partnership fra Comune di Lecce, Parrocchia di San Giovanni Battista e Innova.Menti, ente di formazione capofila di una rete che comprende l’associazione B Fake, che opera da anni nella proposizione di tornei sportivi e scuole di sport per ragazzi all'insegna della battaglia a ogni intolleranza e della diffusione dei valori di convivenza positiva, la UISP provinciale, da sempre impegnata nell'organizzazione di iniziative di sport diffuso e non agonistico, l’Istituto Comprensivo Stomeo-Zimbalo e il Consiglio Italiano per i Rifugiati.

I dettagli del progetto sono stati illustrati dal sindaco Carlo Salvemini, da Ettore Bambi di Innova.Menti e dal parroco Don Gerardo Ippolito.

Il progetto mira a sviluppare un modello di sport “solidale urbano”, dando la possibilità agli abitanti del quartiere popolare e popoloso “Stadio” di partecipare a un programma variegato di corsi sportivi.  All’interno del centro sportivo sociale della parrocchia San Giovanni Battista, punto di aggregazione del quartiere, si prevede di attivare una scuola calcio multiculturale, corsi settimanali di basket, volley, baskin, sitting volley, ginnastica dolce, scacchi, attività motorie di base e di avvicinamento alla mountain-bike.

La rete mira a coinvolgere diverse fasce della popolazione, con una particolare attenzione alla disabilità, in un'ottica popolare, inclusiva e multiculturale. A tal fine è prevista anche una costante attività di animazione volta a stimolare il dialogo con le famiglie locali e gli enti rappresentativi del territorio. Si intende, inoltre, ristrutturare un campo da calcio presente nel centro sportivo parrocchiale, proporre tornei annuali delle varie discipline (fra i quali, riprendere il torneo antirazzista “Calcio senza Confini”), cicli di incontri formativi per adolescenti e familiari, una maratona, un cineforum, attività di urban art, un summer camp e una web radio (“CambiamoCi”). Complessivamente verranno coinvolti nelle attività sportive 1.250 partecipanti.

Negli ultimi anni il tessuto sociale del quartiere sta andando incontro a una radicale trasformazione. I nuovi assegnatari degli alloggi popolari sono sempre più multietnici, lo specchio di questa nuova realtà sono le scuole dove ogni classe rappresenta un melting pot di culture. Fenomeni di razzismo ed intolleranza sono dietro l'angolo, ma la popolazione sembra in possesso degli anticorpi adatti a trasformare la diversità in ricchezza culturale, e lo sport diventa momento di condivisione e partecipazione idoneo per creare quel collante sociale capace di strutturare relazioni solide e collettive, per le quali la parrocchia con le sue già preesistenti strutture svolge un ruolo di primo piano.

Fra Campania, Puglia e Sicilia, sono stati 9 i progetti selezionati e finanziati da Fondazione con il Sud per un totale di 2,3 milioni di euro e coinvolgeranno in circa 50 attività sportive un totale di circa 4mila persone nelle province di Napoli, Bari, Lecce, Catania, Messina e Palermo.

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Si chiude con l’evento “Il Silenzio È Il Grido Più Forte”, in programma l’8 luglio presso i cantieri teatrali Koreja di Lecce, la seconda annualità del progetto “Oltre l’odio” promosso dalla Regione Puglia e dal Dipartimento di storia, società e studi sull’uomo dell’Università del Salento.

Si tratta di un percorso, attraversato da attività teatrali e da laboratori di formazione attiva per il contrasto dei discorsi di odio (Hate Speech) in Rete, che abbraccia soprattutto il mondo della scuola.

“L’orizzonte - sottolinea il professore Luigi Spedicato, docente di sociologia dell’Università del Salento e direttore del progetto Oltre l’Odio e dell’Osservatorio sui discorsi di odio in Rete istituito dall’Ateneo leccese - è la prevenzione dell’insorgenza di comportamenti linguisticamente aggressivi tra gli adolescenti, attraverso il riconoscimento della funzione del linguaggio quale base dell’interazione sociale e della maturazione del senso di appartenenza alla comunità. Un impegno che abbraccia soprattutto le nuove generazioni e le agenzie educative, ma anche istituzioni e società civile, nel comune obiettivo di arginare e combattere qualsiasi tipo di discorso di odio”.

Ma insieme alle azioni di contrasto alla diffusione online di hate speech, la missione è quella di spianare la strada ad un percorso di cittadinanza attiva per sviluppare gli anticorpi che contrastano il virus dell’illegalità e per rafforzare il valore dell’antimafia sociale.

“La pandemia, tuttavia, ha imposto l’utilizzo di strumenti innovati per il secondo ciclo dei laboratori teatrali e per le attività di educazione ai social media e di formazione rivolte anche a genitori e docenti. I laboratori - evidenzia Spedicato - si sono quindi svolti in modalità online. Il progetto è stato in grado di rispondere alle limitazioni dovute all’emergenza sanitaria continuando a garantire, seppure da remoto, forme di intervento e di sensibilizzazione ai temi della cittadinanza attiva”.

L’evento di chiusura “Il Silenzio È Il Grido Più Forte” si tiene oggi alle 19 a Lecce, presso i Cantieri Teatrali Koreja (via Guido Dorso), e vedrà la presenza delle scolaresche coinvolte nel progetto. Dopo i saluti istituzionali, introdurranno il convegno il docente di Unisalento e direttore del progetto Luigi Spedicato e le professoresse Maria Mirto (istituto comprensivo Don Milani di Leverano) e Immacolata Turco (istituto comprensivo Da Vinci di Cavallino). Prenderanno la parola e porteranno il loro contributo al confronto Eleonora Tricarico, Social media manager (Essere social), Carlo Infante, docente di performing media (On life. La vita dentro lo schermo); Simone Pacini, esperto di comunicazione (La sfida sui social); Andrea Maulini, esperto di marketing e comunicazione (Simulation intelligence); Antonio Gnoni, giornalista RAI 3 Puglia (Il messaggio televisivo); Ennio Ciavolino, professore di psicometria di Unisalento che presenterà i risultati del monitoraggio. Nel corso degli incontri saranno inoltre trasmessi i video tratti dai laboratori teatrali.

L’evento si concluderà con lo spettacolo “CASALABATE 1492” in programma alle 21: una produzione di Koreja con Fernando Blasi, in arte Nandu Popu, e Carlo Durante, con la regia di Salvatore Tramacere (ingresso con invito riservato ai partecipanti all’evento).

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