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World Sea Turtle Day: “Salvare le tartarughe da un mare di plastica”

World Sea Turtle Day: “Salvare le tartarughe da un mare di plastica”

Nella Giornata mondiale dedicata alle tartarughe marine il WWF alza le barricate e scende in campo per proteggerle dall'inquinamento. Sotto i riflettori il biennio 2020-2021 che doveva segnare la svolta nella lotta ai rifiuti di plastica, ma il Covid ha riacceso la sfida: 7 miliardi di mascherine vengono usate ogni giorno, in aggiunta a tutta l’altra plastica usa e getta. Circa 2.700 tonnellate quelle che finiscono tra i rifiuti o disperse in natura con un grave impatto sull’ecosistema. In acqua, le mascherine tendono a galleggiare, ma ne esistono di più pesanti che restano sospese a tutte le profondità, divenendo delle vere e proprie trappole mortali per le tartarughe marine. La vita di questi animali, fatta eccezione per la nascita e la deposizione delle uova, si svolge infatti completamente in mare aperto. In Puglia, solo negli ultimi sei mesi – secondo report WWF - delle 230 tartarughe marine che sono state trovate in difficoltà e portate nei centri di recupero di Molfetta e Policoro, circa 30 hanno rilasciato plastica nelle vasche o comunque avevano rifiuti di plastica nello stomaco o nell’intestino, che hanno provocato conseguenze più o meno gravi sulla loro salute.

Situazione attenzionata anche in Salento attraverso il costante monitoraggio effettuato dagli esperti della rete AdrioNet e dagli operatori del “Museo di Storia Naturale del Salento” di Calimera e dell’area Marina Protetta di Porto Cesareo. Diversi gli interventi, ultimo in ordine di tempo quello realizzato ieri pomeriggio nei pressi del litorale di Torre San Giovanni, per il recupero di un esemplare femmina di caretta caretta con difficoltà di galleggiamento, trasferito poi nel centro di Calimera. “La plastica purtroppo ha un forte impatto sulla salute del mare e circa l’80% delle tartarughe recuperate l’hanno ingerita o sono in difficoltà per intrappolamento che ne limita le funzioni vitali – ammette Piero Carlino, responsabile del Centro recupero tartarughe marine di Calimera – ma un dato che deve far riflettere è legato al comportamento scorretto in mare di pescatori professionisti o amatoriali. Tra i circa 500 soggetti recuperati vivi nel mediterraneo nel corso del 2020, ben 381 (79%) presentavano segni inequivocabili di contatti con attività umane, pesca diretta o le cosiddette reti fantasma, residui abbandonati nei fondali”.

Monitoraggio di spiagge e fondali, progettazione ed educazione ambientale le linee guida seguite nell’area marina protetta di Porto Cesareo, dove è stato realizzato un centro di primo soccorso per tartarughe nell’area di Torre Chianca. “Puntiamo sulle buone pratiche e sull’osservazione costante del territorio – spiega il direttore del Amp Paolo D'Ambrosio – coinvolgendo direttamente anche i pescatori, sentinelle del nostro mare. I pescatori che rinvengono una tartaruga catturata accidentalmente, contattano l’Area marina protetta e gli operatori intervengono per il recupero. Preso l’animale, scatta la staffetta della solidarietà in collaborazione con il centro di Torre Guaceto. Stesso iter è seguito per il recupero dei rifiuti per il quale abbiamo realizzato un ecocentro per il conferimento del materiale inquinante recuperato in mare”.