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Sabato, 27 Luglio 2024
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In questi giorni sono apparsi nel paese i manifesti che annunciano la festa della “Madonna Nostra”. Mi sono subito chiesto: quale Madonna andiamo a celebrare? Quale culto si nasconde dietro l’accattivane richiamo della “Madonna Nostra”? L’Assunta titolare della chiesa matrice o l’Immacolata protettrice del paese? Ho avuto la convinzione che ancora pochi conoscano la storia religiosa di Carmiano e tra questi non ci sono sicuramente i soggetti che abitano i piani alti del Comune, i responsabili delle confraternite, i sacerdoti e i padri spirituali che si alternano alla guida delle chiese e delle parrocchie locali, a cui si accodano passivamente anche le varie commissioni delle feste patronali. La confusione regna sovrana, seguita da un alto tasso di mistificazione degli atti e dei sentimenti devozionali più autentici.   

Fornisco in maniera sintetica qualche elemento di comprensione nella speranza che gli studi possano servire a chiarire i processi storici ed aiutino a conoscere e rispettare le tradizioni religiose del paese.

  1. A Carmiano nella seconda metà del XV secolo esiste una piccola chiesa intitolata a S. Giovanni Battista dove si officiavano le funzioni religiose con entrambe le liturgie (bizantina e romana) per rispettare una popolazione in buona parte di provenienza greca, slava e albanese di rito ortodosso. S. Giovanni Battista è riconosciuto unanimemente il protettore del paese.
  2. Nel 1560 viene inaugurata la nuova chiesa matrice (che ingloba la vecchia chiesetta di S. Giovanni Battista) intitolata all’Assunta, titolo scelto per certificare la completa obbedienza del clero locale al pontefice romano. Vengono cancellate in via definitiva le funzioni religiose di rito ortodosso. La liturgia latina resta da allora quella ufficiale. Il nuovo edificio sacro nasce con il sostegno economico della popolazione residente e per questa ragione la chiesa diventa di patronato comunale. Il Comune, in virtù di questo titolo giuridico, è obbligato a garantire la manutenzione ordinaria dell’edifico sacro, a provvedere alle sue suppellettili, a favorire l’ascesa sacerdotale dei nativi del luogo, a finanziare la predicazione quaresimale e la festa patronale, che coincide con la celebrazione liturgica dell’Assunta del 15 agosto. Nel 1561 si celebra la prima festa civica con l’Assunta protettrice del paese. Una festa che si ripete con puntualità fino ai giorni nostri. L’Assunta perderà il titolo di protettrice, ma non quello civico riconducibile al patronato assunto dal Comune all’atto della fondazione dell’edificio sacro.            
  3. Nel 1654 viene aperta al culto la nuova chiesa extra moenia dell’Immacolata, titolo mariano attribuito qualche anno prima dai francescani, al termine della loro missione popolare nel paese. La primitiva chiesetta che ospitava, secondo la leggenda, l’icona mariana ritrovata in un pozzo era intitolata alla Madonna dell’Odegitria, di chiara derivazione bizantina, per dare pieno significato al ritrovamento dell’immagine sacra, tenuta nascosta per sfuggire alla distruzione iconoclasta.
  4. Nel 1707 il parlamento cittadino in una pubblica assemblea adotta come protettrice del paese l’Immacolata al posto dell’Assunta. Una decisione mai legittimata dall’autorità religiosa che sopravvive per inerzia, trovando solo le resistenze del clero della chiesa matrice che a fine del XVIII secolo per non perdere il controllo del sacro affianca San Vito come co-protettore aeque principaliter di Carmiano, senza però ottenere anche in questo caso il definitivo assenso da parte del vescovo della diocesi.
  5. Nel 1852 viene fondata la confraternita dell’Immacolata con Felice Lecciso primo priore. Il culto mariano si rafforza nel paese in seguito alla promulgazione del dogma dell’Immacolata da parte di Pio IX nel 1854. La festa dell’Immacolata è fissata l’8 dicembre e la patrona del paese viene celebrata in quella data con la processione solenne di una statua privata di proprietà della famiglia Lecciso. In seguito a fatti non proprio edificanti il Lecciso viene allontanato dalla confraternita, il quale per ritorsione non concede la sua statua per la processione. La confraternita allora si provvede di un’altra statua scatenando però una ribellione popolare. Una fazione tumultuosa di facinorosi tiene il paese paralizzato per quasi 10 anni, bloccando le processioni dell’8 dicembre.  La parola d’ordine che viene lanciata in queste circostanze è “Vogliamo la Madonna Nostra” intendendo la statua privata dei Lecciso. La controversia si chiude nel 1864 con un compromesso vigente ancora oggi. La vecchia statua di proprietà dei Lecciso non esiste più, essendo andata distrutta da un incendio nel 1931 e sostituita con quella odierna a spese della confraternita. Sopravvive ancora la parola-d’ordine “Madonna Nostra”, un riferimento ultra-negativo che ha spaccato il paese in due fazioni, una delle quali formata da fanatici al servizio dei Lecciso. Nel periodo in cui don Bruno Spagnolo è stato padre spirituale della confraternita si è inoltrata richiesta, con la mia consulenza storica, per emancipare la confraternita da questa anacronistica dipendenza dalla famiglia Lecciso, ma l’arcivescovo del tempo D’Ambrosio, pur sollecitato, non ha aperto alcuna istruttoria sul caso. Neppure l’attuale titolare della diocesi Seccia ha mosso un dito. La questione è considerata irrilevante dalla Curia leccese.  

Alla luce di questi documentati fatti storici Il manifesto della festa di metà agosto diffuso in questi giorni nel paese con la parola d’ordine “Madonna Nostra” a quale culto mariano si riferisce? Non dovrebbe riguardare quello dell’Immacolata la cui celebrazione è fissata l’8 dicembre di ogni anno. Sarebbe un falso storico trasferire anche ad agosto la festa della protettrice del paese. La festa di metà agosto dovrebbe riguardare in maniera esclusiva il culto dell’Assunta, riconducibile al patronato attribuito al Comune sull’antica chiesa matrice del paese. Il Sindaco e l’amministrazione comunale sono in grado di tutelare le loro competenze giuridiche su questo evento e di far rispettare le tradizioni religiose consolidatesi nel paese? Si può fare finalmente chiarezza sulla parola d’ordine “Madonna Nostra” che ha segnato negativamente la storia di Carmiano?

Mario Spedicato

Published in Richiami

Riceviamo e pubblichiamo

"Legalità: è ancora viva? È proprio con questa domanda che vogliamo iniziare a parlarvi di legalità, inteso come valore legato al nostro territorio e la prima domanda che provocatoriamente vogliamo farci è: “A Carmiano, è ancora viva la legalità?”

Partiamo dall’inizio, innanzitutto ci presentiamo, siamo i Rover e le Scolte del Clan/Fuoco “Antares” del gruppo scout Carmiano 1, siamo i ragazzi e le ragazze più grandi del nostro gruppo scout, abbiamo tra i 16 ed i 20 anni.

Quest’anno abbiamo deciso di sviluppare un Capitolo, per chi se lo stesse domandando, il Capitolo è lo strumento con cui i Rover e le Scolte maturano giudizi di valore sui quali fondare le scelte di vita personali e della Comunità attraverso tre momenti principali: Osservare-Dedurre-Agire.

Osservare: andare a vedere, interessarsi di persona, verificare le situazioni, toccare con mano.

Dedurre: esercitare lo spirito critico, confrontare le diverse posizioni per poterne assumere una personale.

Agire: sporcarsi le mani, non delegare ad altri il cambiamento, non lamentarsi senza contribuire con l’impegno personale a “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato”.

Insomma, un Capitolo noi scout lo adoperiamo per portare un cambiamento positivo sul territorio in cui viviamo, ma prima di tutto cercando di cambiare noi stessi. Quest’anno per il nostro Capitolo abbiamo deciso di affrontare il tema della Legalità legato al nostro paese.

Il primo passo è stato guardarci bene intorno, conoscere il territorio, osservare ciò che accade, gli eventi più eclatanti ma anche a tutta quella miriade di fatti che accadono ogni giorno senza fare particolare rumore, forse perché ormai così tanto accettati che rischiano di diventare “cose normali”. Così abbiamo iniziato a cercare delle notizie, a leggere i quotidiani e confrontarci sui fatti di cronaca del nostro paese, siamo anche andati ad incontrare i nostri concittadini, cercando di comprendere meglio il nostro territorio e le persone che lo abitano.

Dopo aver raccolto tante testimonianze, abbiamo iniziato a sviluppare le nostre idee, cercando di maturare dei giudizi di valore, che possano in qualche modo essere utili a costruire e non a distruggere, coltivando la bellezza dei valori che ci contraddistinguono come scout.

Siamo così giunti all’ultimo atto del nostro Capitolo, ora è il tempo di agire, è il tempo di rimboccarci le maniche e cercare di fare la nostra parte, seppur piccola, per portare un cambiamento positivo e per farlo abbiamo deciso di utilizzare un altro strumento a nostra disposizione: la Veglia R/S.

Cos’è la Veglia R/S?

La Veglia è un momento di espressione: è teatro, è musica, è danza, è canto e anche poesia, è un momento che ci aiuta a sviluppare un’idea, un giudizio, un’indagine, un racconto. La veglia ha bisogno di un pubblico che non è fatto di semplici spettatori, infatti chi assiste sarà coinvolto, cercheremo insieme ai partecipanti di suscitare qualche domanda e di condividere qualche risposta. Insieme proveremo a confrontarci e a sviluppare delle idee comuni che sappiano guardare avanti. Tutto questo ma anche molto altro è la Veglia RS.

Torniamo dunque alla domanda iniziale: “A Carmiano, è ancora viva la legalità?”

È una domanda che ci siamo fatti spesso negli ultimi mesi e vogliamo dirvi cosa ne pensiamo, quindi abbiamo deciso di invitarvi alla nostra Veglia R/S e lo facciamo provocandovi ulteriormente, lo facciamo tramite un annuncio funebre che dichiara che Legalità è ormai scomparsa, ma sarà davvero così? La legalità nel nostro paese è ancora viva? E se è ancora viva, come sta? Insieme a voi cercheremo di dare delle risposte a questi interrogativi, vi parleremo di noi, delle nostre idee e della nostra esperienza. Pertanto, vi aspettiamo domani, giovedì 27 Giugno 2024 presso l’Oratorio “don Fortunato Pezzuto” alle ore 20.30 per vivere insieme a voi la nostra veglia R/S".

I Rover e le Scolte del Gruppo Scout Carmiano1

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La replica del sindaco Erroi all'associazione #73041. "La nota inviata alla redazione di Vivicittá da "73041" merita risposta solo per rispetto verso i cittadini che devono essere correttamente informati. Il diserbo è ancora in corso, soprattutto nella parte più centrale del paese, ma presto sarà ultimato.

L'area mercatale è dotata di sette cestini destinati a ricevere i rifiuti, ma risultano  vuoti, circostanza evidentemente sfuggita agli amici di "73041". Recentemente, gli scout di Carmiano, che ringrazio, su mia richiesta, con passione, amore e senso di appartenenza,  hanno insediato su tutta l'area mercatale i cartelli con scritte inneggianti al rispetto dell'ambiente, in breve tempo danneggiati e rimossi, ovviamente per mano di pochi cittadini insensibili e maleducati. Le stesse giostre, più volte riparate dai cittadini del RED, che possono testimoniare, sono state puntualmente danneggiate. Forse, se ci fosse davvero un sincero spirito di collaborazione con le Istituzioni, sarebbe più utile sensibilizzare i cittadini meno attenti, pochi in verità , al rispetto della cosa pubblica, piuttosto che aggredire l'amministrazione comunale; mi rendo conto, però, di chiedere troppo, ben conoscendo il vero obiettivo di "73041". Il cimitero, viali compresi, risulta in perfetto ordine, come dimostrano le foto che accludo al comunicato. Apprezzo, dunque, lo sforzo degli amici di "73041", chiaramente proteso a denigrare l'operato di alcuni rami e/o settori di questa amministrazione comunale, ma le foto da me scattate in mattinata raccontano un paese diverso da quello artatamente descritto come in "stato di degrado e abbandono". Colgo, infine, l'occasione per precisare che in democrazia la Pubblica Amministrazione agisce collegialmente e non per compartimenti stagno; gli eventuali meriti dell'azione amministrativa ricadono su tutti i componenti dell"amministrazione, così, come, gli eventuali demeriti. Gli atti deliberativi vengono sottoscritti da  tutti i componenti dell'organo collegiale che li esprime.
Se dunque l'obiettivo è stato quello di screditare alcuni rami e/o settori dell'amministrazione comunale a vantaggio di altri, non ha colto nel segno, ma ha ancora una volta ha dimostrato che alcuni non hanno a cuore l'interesse collettivo, ma solo l'obiettivo personale, che, con queste premesse, vi garantisco, sarà molto duro raggiungere. Buon fine settimana a tutti e godiamoci Expo Salento 2024".
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La minoranza consiliare di “Ritorniamo Insieme” conferma le dimissioni. E dopo l’addio polemico tra i banchi dell’assise di Giancarlo Mazzotta, Emanuela Bruno e Selene Vergari, seguito dalle lettere di dimissioni di Cosimo Petrelli e Salvatore Paolo, nell’ultimo consiglio comunale di lunedì scorso, convocato dalla maggioranza per la surroga dei consiglieri, sono arrivate nuove rinunce a ricoprire la carica. La decisione a catena sviluppata nell’ultimo periodo deriva dalla protesta portata avanti dall’opposizione rispetto al risultato elettorale del novembre 2021 a Carmiano, che a detta del gruppo “Ritorniamo Insieme” sarebbe stato condizionato dalla criminalità organizzata. A ribadire la decisione dell’opposizione è il responsabile politico Salvatore Mazzotta, convocato nell’ultimo Consiglio per la surroga ma che nelle prossime ore presenterà la sue dimissioni. «Ho provato a partecipare all’assise svolta lunedì scorso, ma al mio arrivo alle 16.35, appena mezz’ora dopo l’orario di convocazione, era tutto finito - ha spiegato Mazzotta - e non mi è stato dato modo di intervenire. Con questo atteggiamento ritengo che la maggioranza non voglia affrontare la questione, e che se anche si cerca il confronto civile in consiglio questo non viene consentito. Non resta quindi che confermare le dimissioni e le rinunce».

Mazzotta torna anche sul consiglio monotematico richiesto dalla minoranza per discutere sui presunti risvolti dell’operazione dei carabinieri “Stealth” sul voto amministrativo. «È stato uno sconforto. Considerato che l'assise era stata convocata esclusivamente per un'ampia e serena discussione in merito a quanto letto sui quotidiani locali ed afferenti proprio la partecipazione attiva di gruppi di potere extraconsiliari, è stata strabiliante invece la comparazione inventata dal capogruppo di maggioranza Curto, poiché un conto è stato il processo penale che vedeva coinvolto l'ex sindaco Mazzotta, altro è invece, quanto rimarcato dai giornali. Differenti risultano essere i lineamenti, le fattezze e la natura. Va altresì ricordato - ha ribadito Mazzotta - che il processo era stato incardinato con le infamanti imputazioni dell’aggravante del metodo mafioso. Si è poi assistito alla montagna che ha partorito il topolino. Questione, invece, differente i fatti narrati dalle testate giornalistiche, che vedono coinvolta l'intera attuale maggioranza, e che, inoltre, svilupperebbe gli effetti, ancora una volta, sull'intera comunità». Da qui la chiosa. «Vorremmo risposte nell’interesse di tutti. I mezzi giuridici per approfondire l’intera vicenda ci sono - conclude Mazzotta - e questo aiuterebbe a fare chiarezza. Sulla questione abbiamo anche interessato il prefetto di Lecce e auspichiamo un suo intervento». La maggioranza di governo del sindaco Erroi intanto avanza nel suo operato amministrativo e registra l’ingresso in assise di Daniele D’Agostino, unico ad aver accettato la surroga, ma che già nelle prime fasi dello scontro politico successivo al voto aveva rinunciato al ricorso elettorale. 

Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia

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Grande successo e incetta di medaglie per l'associazione Fudokan Academy del maestro Antonio Rollo di Carmiano al campionato assoluto italiano disputato lo scorso 2 e 3 giugno a Cervia. A brillare tra gli atleti salentini Alice Petrelli, cintura nera, campionessa internazionale e più volte vincitrice di tornei nazionali, che ha conquistato una medaglia d'oro e una d'argento. Performance importanti anche per Nicolò Caputo (cintura marrone) medaglia d argento, Michele Cagnazzo (cintura verde) medaglia d argento e medaglia d'oro per Stefano Vetrugno (cintura blu). Nella gare grande supporto è stato riservato a tutti gli atleti di coach Caputo e Petrelli.

Published in Sport
Giovedì, 06 Giugno 2024 21:29

Furto con spaccata: bottino da 300 euro

Furto all'interno del negozio casalinghi "L'angolo delle Idee" a Carmiano. Ad agire la notte scorsa tra via don Donato Franco e via porta pia, è stato un ladro solitario. Il furfante, apparentemente giovane, ha scagliato un grosso masso contro la porta a vetri del negozio per crearsi un varco per l'accesso. Una volta dentro il ladro si è diretto repentinamente verso la cassa, dove ha prelevato il denaro presente all'interno. Bottino che dovrebbe aggirarsi sulle 300 euro. Poi la fuga a piedi, facendo perdere le proprie tracce col favore del buio. Sul furto, denunciato stamattina dal proprietario dell'attività, indagano i carabinieri della locale stazione.

Published in Cronaca
Giovedì, 06 Giugno 2024 12:24

Scontro sulla Carmiano-Veglie: un ferito

Incidente stradale con due veicoli coinvolti questa mattina a Carmiano. L'impatto tra un Iveco e uno Scudo si è verificato attorno alle 7.30 all'incrocio tra via Veglie e strada comunale per Brindisi. Nello scontro un uomo è rimasto ferito, e dopo i soccorsi dei sanitari del 118, è stato trasferito in ospedale in codice giallo.

Sul luogo dell'incidente per i rilievi utili a stabilirne la dinamica sono intervenuti i carabinieri.

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Il 1560 è un anno importante per la storia di Carmiano. Segna una svolta decisiva nelle vicende della piccola comunità salentina. In quell’anno si inaugura la nuova chiesa parrocchiale con una nuova intitolazione, quella di Maria SS. Assunta, che sancisce la definitiva obbedienza alla religione cattolico-romana. L’Assunta nel Mezzogiorno d’Italia assume un chiaro significato simbolico, quello del distacco irreversibile dalla chiesa cristiano-ortodossa di Bisanzio per far parte in maniera esclusiva del mondo cattolico sotto la guida del papato di Roma. La nuova chiesa carmianese, come tante altre nate nello stesso periodo, riassume e porta a compimento un processo di affiliazione cristiana diverso da quello del passato, quando appunto la chiesa d’Oriente resta un punto di riferimento ineludibile per le istituzioni religiose e per il clero salentino. Questo riferimento si interrompe, seguendo una nuova traiettoria istituzionale, quella della chiesa cristiana d’Occidente, disciplinata dall’autorità indiscussa del pontefice romano e dalle normative che vanno maturando con il Concilio di Trento, che chiude i lavori nel 1563.
La nascita nel 1560 della nuova chiesa parrocchiale di Carmiano racchiude due novità non trascurabili. La prima è riconducibile alla partecipazione comunitaria per reperire le risorse economiche necessarie per la costruzione dell’edificio sacro, che da allora resta di patronato comunale e direttamente appannaggio degli ecclesiastici nativi del luogo; il secondo, non meno importante, è l’avvenuta integrazione cattolica dei nuclei domestici di provenienza slava, albanese, greca, giannizzera, ecc. non più nelle condizioni di poter replicare i riti della loro religione ortodossa. Una popolazione, insomma, forzatamente di fede cattolico-romana, ma con un clero ancora refrattario al rigoroso rispetto del celibato sacro, abituato per lungo tempo a convivere con una donna, ovvero “a prendere moglie”, un atto legittimo in quanto consentito dalle norme della religione di Bisanzio.
Ad eccezione dei paesi della Grecia salentina, dove le resistenze al cambiamento durano più a lungo, nelle comunità dell’hinterland leccese l’adesione alla chiesa romana appare diffusa e solida. L’obbedienza papale viene assicurata dalla vigilanza e dalle prescrizioni dell’autorità vescovile, la “longa manus” del potere centrale nella periferia cattolica. Il clero parrocchiale di Carmiano si adegua prontamente al nuovo quadro normativo deciso a Trento, mostrando non solo di riconoscere la gerarchia ecclesiastica espressa da Roma, ma anche di rispettare formalmente le disposizioni conciliari sia sul piano dottrinario sia su quello disciplinare. I due parroci che si avvicendano alla guida della parrocchia carmianese nella seconda metà del Cinquecento, Franco Melcaro e Donato Franco, si applicano con zelo a tradurre l’ortodossia della chiesa cattolico-romana negli atti devozionali più significativi.
Sul piano dottrinario la prima risposta espressa dal clero carmianese contro l’eresia protestante si materializza attraverso l’istituzione nel 1560 della confraternita del SS. Sacramento (associata per acquisire privilegi e indulgenze all’arciconfraternita romana nel 1562) con lo scopo dichiarato di affermare il dogma della transustanziazione negato dai luterani. Il culto dell’Eucaristia si rivela prioritario nella difesa del cattolicesimo romano, affidato ad un’associazione mista di laici ed ecclesiastici che tra i compiti da svolgere vi erano la solenne celebrazione della festa del Corpus Domini e relativa processione, la diligente custodia delle sacre specie nel tabernacolo, l’adorazione dell’Ostia consacrata per 40 ore nel periodo della Quaresima (ultimi tre giorni carnevaleschi), la comunione frequente e  l’accompagnamento del viatico agli infermi. La seconda risposta sul piano dell’ortodossia avviene nel decennio successivo contro la minaccia islamica, che tiene esposto il Salento all’espansionismo ottomano per quasi un secolo dopo il sacco turco di Otranto nel 1480. La vittoriosa battaglia conseguita dalla Lega Santa a Lepanto nel 1571 ha le sue immediate ricadute anche a Carmiano, dove viene fondata la confraternita del Rosario, un culto che si estende a macchia d’olio nell’orbe cattolico per significare lo scampato pericolo dovuto alla protezione della Vergine, che da allora diventa emblema del riscatto cristiano contro l’Islam.
Sul piano disciplinare le novità si concentrano su alcuni fondamentali adempimenti che riguardano il clero parrocchiale e i costumi della popolazione. Sono tutte prescrizioni conciliari che però non trovano rapida applicazione a Carmiano e, in genere, nel Salento, come la mancata formazione del clero nei seminari diocesani (verranno istituiti con quasi due secoli di ritardo) l’osservanza rigida del celibato sacro (mascherata attraverso la presenza domestica della perpetua), l’assolvimento precipuo dei doveri legati all’ufficio religioso (spesso contaminati da altri vili lavori), il venir meno del rispetto ebdomadario delle pratiche di coro e delle messe in suffragio in seguito ad un’accresciuta domanda di servizi religiosi. Un clero insomma inadeguato, non ancora pienamente tridentinizzato e per questa ragione non di specchiata esemplarità per la popolazione locale, che sul piano etico finisce per manifestare i limiti e i difetti propri di un ambiente comunitario chiuso in sé stesso, poco acculturato e non emancipato dai tradizionali culti sincretico-pagani.
La grande novità legata alla nuova chiesa parrocchiale si ritrova nella compilazione da parte dei parroci dei registri anagrafici relativi alle nascite, alle morti e ai matrimoni, un obbligo imposto dal Concilio di Trento per prevenire o evitare contaminazioni ereticali attraverso un controllo capillare della popolazione residente. Nessun membro della comunità poteva sfuggire alla registrazione anagrafica in quanto atti che si compivano in maniera esclusiva in chiesa, dal battesimo che avveniva quasi sempre il giorno stesso della nascita, al matrimonio religioso (unico riconosciuto come giuridicamente legittimo) e, infine, alla morte con la sepoltura in una delle quattro fosse esistenti all’interno dell’edificio sacro. Tra tutti gli adempimenti conciliari quello riconducibile all’anagrafe parrocchiale ha avuto un percorso più lineare, con un’attivazione rapida e una frequenza regolare. I parroci carmianesi in questo particolare compito hanno mostrato zelo, competenza redazionale e disciplina, assicurando un controllo costante del movimento demografico, oltre che un’assidua vigilanza sull’ortodossia cattolico-romana, continuamente minacciata da possibili devianze confessionali e da irregolari comportamenti etici.                        
 Mario Spedicato
 
Nei precedenti interventi:
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Tentato furto in abitazione a Carmiano. Sorpresi dalla proprietaria, ancora in casa, i furfanti sono fuggiti. I ladri d'appartamento sono entrati in azione nello scorso fine settimana, attorno alle 20 di sera.

Arrivati nei pressi dell'abitazione i furfanti, almeno due, hanno atteso alcuni minuti in strada e dopo aver provato a suonare più volte al campanello dell'abitazione, pensando che all'interno non vi fosse nessuno, hanno forzato la porta d'ingresso. Il rumore procurato dai ladri ha allarmato la proprietaria che in un primo momento non era riuscita a rispondere al citofono. La donna ha quindi acceso le luci in diverse stanze e ha iniziato ad urlare per richiamare l'attenzione dall'esterno. I ladri, per fortuna sorpresi dalla reazione, sono usciti all'esterno, dove ad attenderli c'era probabilmente un complice in auto pronto per la fuga.

La donna, superato lo spavento, ha denunciato l'espisodio ai carabinieri della locale stazione, che hanno recuperato le immagini di videosorveglianza della zona e avviato le indagini.

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L’identità di un paese si costruisce quasi sempre con l’immagine della sua chiesa più importante. Carmiano ha colpevolmente cancellato nel 1961 l’antica chiesa matrice, perdendo in maniera irrimediabile questo riferimento identitario. Nel panorama salentino è uno dei pochi centri che ha perso il suo primitivo volto. Per un verso fa rabbia, per un altro fa tristezza, ma basterebbe questo solo evento per giudicare l’inadeguatezza della classe dirigente che ha governato il paese negli anni successivi al secondo dopoguerra.
La storia di Carmiano non è possibile raccontarla con una passeggiata nel vecchio agglomerato urbano. Non esiste più il centro storico formatosi nel Cinquecento, l’antica piazza è stata spazzata via per fare posto ad un anonimo incrocio viario, anche le vecchie “curti” sopravvissute all’incuria sono state rimodulate senza alcuna tutela sul piano conservativo, il rifacimento edilizio privo di senso su manufatti d’epoca ha finito per distruggere tutte le più significative tracce del passato, in modo particolare quelle architettonicamente e storicamente rilevanti, ancora custodite fino ai primi decenni del Novecento. Si sono salvate da questo scempio la chiesa dell’Immacolata e, ma solo in parte, il palazzo baronale dei padri Celestini di Santa Croce, anch’esso soggetto a ripetuti adattamenti edilizi che ne hanno alterato l’originario impianto, un accanimento che è continuato fino ai giorni nostri senza trovare una dignitosa e definitiva soluzione, sospesa in attesa di essere chiarita per l’esorbitante richiesta di un privato nei confronti del Comune, nuovo proprietario della struttura, per lavori di consolidamento statico effettuati negli anni appena trascorsi (spero con l’esplicita approvazione e il diretto controllo della sovraintendenza BB.AA., trattandosi di un bene architettonico vincolato).    
Per ricostruire le vicende storiche di Carmiano dobbiamo solo affidarci alle carte superstiti conservate negli archivi e a poco altro. Il primo dato che emerge dalla consultazione di queste carte è quello che il paese sin dalla sua nascita si rivela una comunità multietnica, formata dal mescolamento progressivo di forestieri di diversa provenienza, tra cui albanesi, slavi, giannizzeri, greco-bizantini, zingari-girovaghi e via via di altre parti della penisola (veneziani, genovesi, napoletani e di altre etnie, non ultima quella spagnola dominate per oltre tre secoli) con l’aggiunta crescente di una presenza indigena del territorio circostante. I Celestini sono molto attivi nel popolamento del loro feudo e all’inizio cercano di veicolare risorse umane in fuga dalla minaccia ottomana, favorendo anche il riscatto di schiavi cristiani caduti nelle loro mani. Paradossalmente nel primo secolo di vita del casale i cristiani di religione ortodossa risultano ancora in larga maggioranza, finendo per far sopravvivere nella quattrocentesca chiesa curata di San Giovanni Battista le funzioni liturgiche orientali. 
I Celestini si avvedono con ritardo degli approdi indesiderati della loro politica migratoria e cercano di porre rimedio, spingendo slavi e albanesi verso i nuovi agglomerati (in tutto nove) del tarantino, nati per ospitare esclusivamente i transfughi dell’altra sponda dell’Adriatico, selezionando con maggiore attenzione il flusso insediativo interno e collaborando intensamente con il vescovo di Lecce al fine di ripristinare estensivamente il controllo romano sull’intero territorio di loro pertinenza. Una strada che nel Quattrocento si presenta ancora stretta, ma che si allarga notevolmente nel primo Cinquecento, quando i padri di Santa Croce decidono di destinare risorse per la costruzione del loro palazzo baronale e di porre in essere altri incentivi per la costruzione della nuova chiesa matrice. 
La nuova chiesa matrice (che ingloba l’antica chiesa curata di S. Giovanni Battista) viene inaugurata nel 1560, tre anni prima della chiusura del Concilio di Trento, pronta ad esercitare un ruolo centrale nella vita della comunità. L’edificio sacro viene realizzato con il concorso collettivo della popolazione locale. La chiesa nasce di patronato comunale, con uno statuto ricettizio, cioè con una massa di beni vincolati al solo sostentamento del clero e dei chierici nativi di Carmiano. La sua intitolazione non è casuale. Dedicando la nuova struttura religiosa a S. Maria Assunta in quel periodo significa che il luogo in cui sorge è stato pienamente latinizzato, assoggettato cioè in via definitiva al controllo della chiesa romana. Da allora i riti della religione ortodossa vengono banditi e del tutto oscurati nella nuova parrocchia, anche se il celibato sacro imposto dalle disposizioni conciliari tridentine non viene rigidamente osservato, scontando un non breve periodo di rodaggio dovuto al persistere della tradizione orientale (con i preti che possono legittimamente prendere moglie) in un Salento che aveva guardato per lungo tempo più a Bisanzio e meno a Roma.
La nuova chiesa matrice diventa il luogo elettivo nelle vicende comunitarie, segnando le diverse fasi della vita degli abitanti. Il primo atto di nascita con il battesimo e l’ultimo, quello della morte, con la sepoltura, avvengono in chiesa. Si inizia e si finisce di vivere nello stesso edificio sacro. Nella parrocchia inoltre si svolgono le funzioni di affiliazione religiosa intermedie, legate alla prima confessione e comunione, alla cresima e al matrimonio. Nei periodi di difficoltà esistenziali la parrocchia fornisce conforto e assistenza, affidando gli afflitti alla protezione celeste. In antico regime Il luogo sacro nell’imaginario collettivo è vissuto come fuga dal quotidiano con i suoi riti ebdomadari, le processioni dei santi, le predicazioni quaresimali, i panegirici e le solenni omelie domenicali. Non solo benedizioni con l’aspersione di acquasanta e con il profumo di incenso, ma anche cultura, erogata dall’unica scuola attiva del paese, quella parrocchiale. Nella chiesa matrice il clero incardinato svolge compiti formativo-educativi non trascurabili, assicurando lezioni di alfabetizzazione primaria e soprattutto di greco, di latino, di filosofia, di musica per i giovani più promettenti desiderosi di ascendere agli ordini sacri e/o di conseguire un titolo accademico. Nella chiesa cinquecentesca si avviano le prime sperimentazioni di indottrinamento cristiano con il catechismo ai fanciulli imposto dal Concilio di Trento, ma si organizzano anche incontri di svago, ludici e di intrattenimento, per alleviare la durezza esistenziale. In poche parole l’antica parrocchia carmianese è stata per cinque secoli l’unico e insostituibile teatro funzionante, sempre aperto e accogliente, una sorta di rifugio ricercato e appagante. In quel luogo tutti gli abitanti si sono riconosciuti protagonisti, attori emotivamente coinvolti, pronti a dimenticare soprusi e invidie, affratellati da un unico destino, quello di sperare in un futuro ultraterreno privo di sofferenze e di rivalità. La cieca decisione di cancellare la chiesa nel 1961 ci vieta di raccontare tutto questo attraverso la visione viva dell’edificio sacro. Esso non può più parlare alle nuove generazioni perché distrutto e sostituito da una costruzione moderna che ha privato Carmiano di continuare a specchiarsi nella storia più profonda del suo passato.
Mario Spedicato  
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